
Foligno, Metelli: "Quintana amore infinito. Esalta i valori del sociale e il senso di appartenenza"

La sua azienda, la Luigi Metelli Spa, sta collezionando lavori destinati a entrare nella storia delle infrastrutture. Dopo i cantieri della Val di Chienti (che hanno rivoluzionato la vita di migliaia di automobilisti), quelli della linea ferroviaria Verona-Vicenza o del sottoattraversamento del fiume Isarco, per citarne alcuni, l’impresa sta per iniziare a scavare sotto Taormina. Tre gallerie (su un tracciato di 35 chilometri) che permetteranno ai treni dell’alta velocità di sfrecciare a quasi 400 chilometri all’ora sotto una delle città più amate del Belpaese. Gli occhi di Domenico Metelli, imprenditore folignate (e tanto altro), parlando di lavoro si accendono, ma non si illuminano. Abbagliano, invece, quando l’argomento è un altro: la Quintana. Da oltre venti anni guida l’Ente Giostra. Diventò presidente grazie al blitz alle urne di sei rioni e da quel giorno è rimasto con continuità e orgoglio alla guida della Rievocazione storica. A gennaio è stato rieletto.
Presidente, dal duemila è a capo dell’Ente. E’ il più longevo di sempre. Una responsabilità che la assorbe pienamente, ma che vive senza mai lesinare energie, a suon di passione. Dove trova la forza per sostenere da 23 anni un impegno del genere?
Per la Quintana nutro un amore incondizionato e vengo ricambiato da emozioni uniche, iniziate con la mia elezione e continuate giorno dopo giorno fino ad oggi. La passione per la Quintana è lo specchio di quello per la città e il territorio. I comuni che possono vantare rievocazioni storiche sono più fortunati degli altri.
In che senso?
Viviamo un’epoca caratterizzata dalle divisioni. Eterne quelle politiche, ma anche sociali e non solo. La Quintana, invece, è unione. Nella vita di un rione le differenze scompaiono. Quando si vince una giostra, ad esempio, tutti si abbracciano e gioiscono insieme, le diversità non esistono. Un valore assoluto. Le rievocazioni storiche arricchiscono le città, le rendono più forti, le compattano. Ovviamente al di là delle scontate rivalità agonistiche. I rioni sono diventati fondamentali dal punto di vista sociale. Hanno sostituito quelle che una volta erano le funzioni delle parrocchie, degli oratori, dei centri sociali, dei partiti.
Negli ultimi anni sembra in netta crescita anche il coinvolgimento dei giovani.
Le racconto un episodio. Quando sua eccellenza Domenico Sorrentino è diventato vescovo di Foligno, lo abbiamo accolto in città con un giro nelle taverne dei rioni. E’ stato un bagno di folla. Si è meravigliato della massiccia presenza dei ragazzi. Alla fine mi disse scherzando: voi avete l’esclusiva dei giovani. Con lui il rapporto è stato subito intenso ed è diventato inscindibile quando quest’anno ha deciso di venire a Roma in occasione della trasferta per l’Epifania, nonostante i suoi mille impegni. “Verrò, questo è il mio popolo”, disse. Parole che hanno definitivamente conquistato la città.
I rioni sono un importante punto di riferimento anche per le famiglie.
Assolutamente sì. Ormai tutti partecipano alla vita rionale. Anche i bambini. Un genitore può tranquillamente lasciare il figlio in taverna, sapendo che è in piena sicurezza rispetto a tanti altri ambienti. E a volte le famiglie le aiutiamo anche a nascere. Una storia su tutte. C’era una coppia che non riusciva a coronare il sogno di sposarsi per questioni economiche. Ma perché non organizzare un matrimonio quintanaro? Lui e lei hanno indossato gli abiti storici, così come tutti gli invitati. Il priore è stato delegato dal sindaco e ha celebrato la cerimonia. Il pranzo si è tenuto in taverna. E’ stata una festa bellissima, costata solo qualche centinaio di euro.
Insomma, la Quintana non solo cene, costumi, cavalieri e sfide.
Chi pensa che sia un gioco di cavalli, non ha capito cos’è davvero. Mi ripeto: le città che possono vantare eventi del genere, sono più ricche delle altre. Che poi si tratti di giostre, corse, gare di qualsiasi tipo, poco cambia.
In questi 23 anni quale è stato il momento più difficile?
Quando ho perso mia figlia Eleonora. Lei era una quintanara vera. Seria. Pensi, un giorno mi raccontò che un priore le aveva offerto di vestire i panni della dama: era molto dispiaciuta perché non era quello del suo rione. La scomparsa di una figlia non si supera. Sono andato avanti perché mi sono sdoppiato: il 99% dei mei pensieri è per lei, l’1 per il resto.
Dal punto di vista quintanaro sono stati delicatissimi gli anni del Covid.
Non dimenticherò mai lo sguardo della governatrice Donatella Tesei quando gli comunicai che avevamo deciso di correre la giostra. Le spiegai che avremmo preso tutte le precauzioni possibili, che avremmo fatto il massimo, che non potevamo rinunciare. Il sindaco e il prefetto si fidarono. Tutti collaborarono in maniera eccezionale, con la compattezza di cui parlavamo prima. Fu una fatica immensa, ma il senso di responsabilità vinse e quello di appartenenza si confermò fondamentale.
Nel 2019 spuntò la possibilità di una terza giostra insieme ad Ascoli, in favore delle popolazioni terremotate di Norcia e Arquata. Mancarono i tempi tecnici. E’ un’idea che può essere rilanciata?
Certamente. Le città che vantano rievocazioni storiche devono essere unite tra loro, legate, ovviamente senza violentare le diverse feste. Anche sotto questo aspetto considero l’unità un valore essenziale. Io vado spesso a vedere la giostra di Ascoli, il sindaco Marco Fioravanti è stato a Foligno. L’isolamento è sempre negativo e a mio avviso i campanilismi sono dannosi. Andare oltre le logiche regionali, essere vicini, collaborare, aiuta sempre. Una iniziativa comune sarebbe un bel segnale.
Parliamo della Quintana che verrà. Lei l’ha definita quella della rinascita.
La nostra festa nacque nel 1946, la guerra era appena terminata. Doveva essere un evento unico e invece da allora non abbiamo mai smesso. Il Covid è stato come una guerra. Il 2023 è l’anno in cui ci riapproprieremo completamente della nostra Rievocazione. Negli anni della pandemia tutti si sono resi conto quanto sia preziosa la festa.
Dobbiamo aspettarci novità e sorprese?
Torneranno Gareggiare dei Covivi e Fiera dei Soprastanti. Stiamo lavorando per non spostare la location della lettura del bando a causa dei lavori, ma la cena grande si terrà a Palazzo Trinci. Sono inoltre allo studio un paio di innovazioni sulla giostra che andranno a influenzare le strategie dei cavalieri.
A proposito, la scuola per i giovani talenti come sta lavorando?
Anche in quel caso stiamo scontando un po’ di ritardo causato dal Covid, ma siamo a pieno ritmo. Sei giovani elementi di valore stanno imparando e almeno tre saranno i campioni del domani. Il conte Ranieri Campello è un insegnante formidabile. Anche da questo punto di vista la Quintana nel tempo ha fatto un importante salto di qualità. In passato erano solo Formica e Giusti a contendersi il palio. L’anno scorso almeno sei rioni hanno potuto presentare binomi competitivi.
Ultima domanda. Quale è la strada che la Quintana deve percorrere verso il futuro?
In questi 23 anni tanto è stato fatto. La Rievocazione non ha più il sapore del folclore ed è ormai diventata il nostro biglietto da visita nel mondo. Continueremo a lavorare per rifinirla, perfezionarla e confermarla un prezioso e indispensabile anello sociale della nostra città. Un presidio fondamentale, capace di aiutare, sostenere ed esaltare. All’insegna del senso di appartenenza.
Giuseppe Silvestri