
Umbria, in sei mesi 604 aziende sospendono l'attività per colpa dei rincari energetici

In un semestre 604 aziende dell’Umbria hanno deciso di sospendere la loro attività per colpa dei rincari energetici che le hanno messe in ginocchio. Si parla di imprese dormienti, ossia chiuse a tempo indeterminato, in attesa di tempi migliori. I dati Movimprese relativi al IV trimestre 2022 dimostrano come si sia appesantito il prezzo pagato in termini di chiusura delle aziende in conseguenza al maxi aumento delle bollette dell’energia, che nel III trimestre 2022 ha toccato il massimo storico ad agosto, con il prezzo del gas schizzato sul mercato di Amsterdam a 342,72 euro al megawattora, rispetto alla forchetta 13,4 – 30,5 euro per megawattora del biennio 2018-2019.
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“Emerge in maniera sempre più chiara l’impatto negativo dei maxi rincari dell’energia sul tessuto produttivo italiano e umbro - evidenzia il presidente regionale della Camera di commercio, Giorgio Mencaroni - Il prezzo finora pagato, come si può vedere dai dati, non è certo di poco conto, perché sono ben 604 le imprese che erano attive e che nel giro di un semestre hanno sospeso l’attività. Una parte di esse, peraltro, non è escluso che passi a una chiusura definitiva. Come è da evidenziare che la corsa dei listini energetici comprime in modo importante i margini delle aziende”. Oltre all’aumento delle dormienti, c’è da registrare anche quello di aziende che hanno definitivamente cessato l’attività. Secondo i dati Movimprese, in Umbria nel corso del 2022 si sono cancellate dai Registri camerali 3.877 aziende, 188 in più rispetto al 2021. In questo caso, però, è più complicato attribuire la causa ai maxi rincari energetici perché le cessazioni sono costantemente in crescita da vari anni. In questo quadro così complesso e drammatico, il presidente Mencaroni evidenzia due fattori positivi.
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Il primo è che, nonostante tutto, il saldo iscrizioni-cessazioni resta positivo, anche se di poco e con le nuove iscrizioni in flessione e le cessazioni definitive in aumento, a dimostrazione - dice - che in Umbria c’è voglia di fare impresa, c’è la forza di tenere duro nei momenti difficili e c’è anche la speranza che l’impatto positivo e cruciale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) apra le porte, nel breve, nel medio e nel lungo periodo, a nuove possibilità. L’altro - aggiunge - è che i prezzi dell’energia dai picchi di agosto sono scesi di molto, anche se restano oltre il doppio di quelli 2018-2019. Ciò, soprattutto se il calo del gas dovesse proseguire e se gli incentivi delle istituzioni al tessuto produttivo saranno efficaci, apre alla possibilità che una parte importante delle aziende dormienti possano rientrare nel circuito economico”.
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