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Pubblicato l'avviso per la vendita all'asta della Trafomec di Tavernelle

Foto: Belfiore

Nicola Torrini
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Il 6 febbraio 2023, la storica azienda Trafomec di Tavernelle, specializzata nella fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici, verrà messa in vendita al maggior offerente, mediante asta pubblica. Prezzo base della cessione: 1,56 milioni. L’avviso è stato pubblicato subito prima della fine del 2022 dai due curatori fallimentari Giuseppe Fornari e Stefano Mazzuoli, nominati dal tribunale di Perugia a seguito della dichiarazione d’insolvenza del vecchio proprietario, l’imprenditore cinese Xiang Xiong Cao, divenuto da tempo uccel di bosco.

In particolare, in vendita risulta essere il ramo d’azienda costituito da: quarantacinque rapporti di lavoro, tredici impiegati e trentadue operai, tutti in fase di cessazione; macchinari; automezzi; marchi e brevetti. Sono esclusi dal trasferimento gli edifici, che sono già stati ceduti, e i debiti verso i lavoratori maturati negli ultimi mesi di attività dell’impresa, quando ormai la proprietà non pagava più nemmeno gli stipendi. Lavoratori che sono attualmente in regime di sospensione, non usufruiscono di ammortizzatori sociali, e i cui rapporti di lavoro con la Trafomec cesseranno il 19 gennaio.

L’operazione ha sollevato critiche da parte del circolo Pd di Tavernelle e creato preoccupazione circa il suo buon esito.

“Purtroppo, almeno, fino a oggi – spiega il segretario di circolo, Davide Stamponi – oltre al legittimo interesse per qualche macchinario da parte di un paio di imprese umbre del settore, non si intravedono soggetti imprenditoriali sufficientemente motivati e adeguatamente organizzati per aggiudicarsi il lotto con l’obiettivo principale di dare all’azienda una solida e duratura continuità produttiva in loco. Il bando di vendita, così com’è pubblicato, non aderisce affatto ai contenuti recepiti dal tribunale in sede di accoglimento dell’istanza di fallimento ove, tra l’altro, è riconosciuta la sussistenza della continuità aziendale, sul cui presupposto i curatori avrebbero dovuto operare, in primis a garanzia della prosecuzione in loco dell’attività aziendale e della salvaguardia occupazionale”.

“Pur riconoscendo l’impegno delle amministrazioni locali – prosegue Stamponi – va rilevata l’assoluta inerzia del previsto tavolo di crisi regionale che è stato solo in grado di produrre le solite buone intenzioni alle quali nulla di concreto è seguito. Giova, ad esempio, ricordare che nell’unico incontro in remoto che si è tenuto, in presenza di istituzioni locali, organizzazioni sindacali e curatori, l’assessorato regionale avrebbe comunicato la possibilità concreta di una contribuzione economica regionale a favore della continuità aziendale. Purtroppo, anche a livello politico nulla di concreto è stato fatto. Anche in questo caso, l’immancabile cabina di regia politica regionale, che avrebbe dovuto orientare e monitorare l’evoluzione degli eventi, non è mai stata organizzata”.