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Terni, prostituzione: la moglie non vuole, minacce e botte dal marito. Arrestato ad Attigliano

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Maltrattamenti contro familiari conviventi” per aver minacciato e riempito di botte la moglie che non voleva prostituirsi. E’ l’accusa della quale dovrà rispondere un uomo di 45 anni, originario dalla Nigeria, nei confronti del quale i carabinieri del comando stazione di Giove, in provincia di Terni, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Terni.

 

 

Come spiega una nota dell’Arma, i fatti contestati risalgono al novembre del 2022 quando alla centrale operativa della Compagnia Carabinieri di Amelia è arrivata la chiamata di una donna, 41enne di origini nigeriane anch’ella, che richiedeva un intervento per una lite in famiglia.

Sul posto si sono portati subito i militari della stazione di Giove, competente per territorio, unitamente al personale del 118. In prima battuta la donna ha rifiutato il supporto dei sanitari, successivamente, però, si è confidata con i carabinieri raccontando che durante la lite con il proprio marito convivente era stata malmenata a causa del suo rifiuto a prostituirsi, come invece lui voleva imporle, raccontando anche ulteriori maltrattamenti sempre da lei subiti in precedenza.

 

Un paio di settimane dopo, il gip del tribunale di Terni ha emesso carico dell’uomo un’ordinanza per l’applicazione della misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, con contestuale divieto di avvicinamento alla persona offesa.

La misura è stata prontamente notificata al nigeriano da parte dei carabinieri di Giove che hanno provveduto al suo allontanamento dall’abitazione. L’uomo, però, noncurante di quanto imposto dal Giudice, ha ripetutamente violato la misura, assillando telefonicamente la donna e cercando di avvicinarla più volte mentre andava al lavoro per chiederle soldi e per essere riaccolto in casa, fino a quando, qualche giorno, fa l’ha violentemente spintonata colpendola sulle spalle.

A questo punto il giudice ha disposto l’aggravamento della misura cautelare in atto con quella della custodia in carcere. L’uomo è stato quindi rinchiuso nel carcere di vocabolo Sabbione.