
Narni. La Taverna del Cavaliere chiude dopo 32 anni: sempre sold out dopo l'annuncio

Oltre trentadue anni di apertura, la dura prova del Covid-19 con chiusure e lockdown, il caro bollette e poi la voglia, anche, di cambiare vita da parte dei più giovani. Con il cenone di Capodanno 2022 la Taverna del Cavaliere di Taizzano di Narni ha chiuso i battenti.
Non per sempre, forse, sicuramente per la famiglia Rotini sì: “Ovviamente l’attività è in vendita ma deve prenderla qualcuno che sappia offrire il meglio per il cliente, come abbiamo fatto noi in tutti questi anni”, hanno scritto i famigliari nel messaggio d’addio ai loro clienti.
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Successo toccato con mano dalle ultime settimane di vita del locale: non appena si è diffusa la notizia della chiusura la pizzeria ha fatto sempre sold out, un abbraccio lungo e intenso con i clienti di una vita.
Sì perché tutto parte da Mireno Rotini, il pater familias che, nel lontano 6 settembre del 1990, decise di dare il via all’attività che, negli anni, è diventata una delle più longeve e delle più amate.
Più che Taverna del Cavaliere i narnesi amavano dire “andiamo giù da Mireno”: “Abbiamo aperto - ricorda proprio il signor Rotini - quel giorno di settembre, Karin mia moglie e io, poi si è aggiunta mia figlia Sabrina. Mio figlio Stefano aveva solo 12 anni, ma già aiutava in sala, e così siamo andati avanti per tutti questi anni. Abbiamo puntato sulla gentilezza, e sul prodotto cercando di offrire sempre il meglio del mercato. Come per le birre, sempre le migliori marche tedesche che riuscivamo a trovare in Umbria”. Poi i mitici supplì, enormi e tra i più buoni del narnese, la pizza squisita oltre agli antipasti e ad un ricco menù.
Come ha ricordato Mireno, è stato il figlio Stefano con la sua famiglia a prendere in mano l’attività negli ultimi anni fino a reinventarsi durante il lockdown come tante pizzerie e ristoranti, organizzando l’asporto.
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E oltre alla stanchezza di tanti anni di lavoro, al periodo nero del virus e alle bollette che hanno pesato su tutte le attività del territorio italiano da prima dello scoppio della guerra in Ucraina, un altro fattore ha pesato sulla chiusura: “Paradossalmente il lockdown c’ha fatto scoprire il piacere di passare la serata in famiglia tutti insieme - analizza Stefano - e così cercheremo un lavoro (qualcosa già bolle in pentola ndr) che ci permetterà di poter stare di già insieme come chi non lavora nella ristorazione”.
Non a caso nella lettera d’addio il Cavaliere parla di “sacrifici e rinunce” anche se tutto è stato ripagato “dall'affetto dei nostri clienti che oggi ringraziamo infinitamente”.
Quella di Mireno, Karin, Sabrina, Stefano e di tutta la famiglia Rotini, è stata una scommessa vinta in un’epoca in cui pizzerie e ristoranti si contavano sulle dita di una mano. Purtroppo tante di quelle attività sono ormai chiuse per vicende differenti.
Viene da pensare al ristorante Il Cavallino a Testaccio di Narni o alla primissima pizzeria narnese, Lecinetto meglio conosciuta come Palmira.
Tutto scorre, tutto è destinato a mutare ma alcune cose mancheranno per sempre alla vita di una comunità come quella narnese.
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