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Umbria, in un mese raddoppia la cassa integrazione. I sindacati: "Effetto rincari"

Catia Turrioni
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Raddoppia, da un mese all’altro, la cassa integrazione in Umbria. Sono state 652.397 le ore autorizzate a novembre (ultimo dato Inps disponibile): erano 354.875 a ottobre e, addirittura, 205.321 a settembre. In totale, da gennaio al 30 novembre del 2022 sono state autorizzate 5.332.988 ore. Nel 2019, quando ancora non si parlava di pandemia, le ore autorizzate nello stesso periodo di tempo erano state 4.717.887. Conti alla mano, nei primi undici mesi dell’anno che si è appena concluso sono state richieste, e autorizzate, 615.101 ore in più. Siamo ancora lontani, dunque, dal raggiungere i livelli pre Covid. I numeri di novembre fanno paura ma erano nell’aria. “Avevamo lanciato già l’allarme lo scorso mese di agosto - ricorda Angelo Manzotti, segretario generale della Cisl Umbria - quando nel corso di un incontro presso la sede della giunta regionale, alla presenza dei vertici di Confindustria, avevamo fatto presente che per colpa dei rincari energetici saremmo andati incontro a una situazione difficile per le aziende e quindi per le famiglie”. Tanto che, ricorda Manzotti, la governatrice Tesei sollevò per prima la questione nella successiva conferenza Stato-Regioni. “Reggono bene il settore dell’edilizia e del turismo - evidenzia Manzotti - guardiamo invece con preoccupazione alla siderurgia e all’automotive. Credo che nel 2023 serva una forte coesione delle parti sociali: un patto anti-inflazione che ci permetta di gestire in qualche modo questa crisi”. 

 

 

 

 

 


Andrea Farinelli, segretario regionale della Cgil, evidenzia come siano sempre più frequenti le aziende che per colpa dei rincari energetici sono costrette a fermarsi. 
“Gli effetti del tetto al prezzo del gas che è stato finalmente imposto si vedranno forse a primavera - spiega - nel frattempo siamo costretti a fare i conti con una situazione sempre più complicata. E il nuovo rialzo dei prezzi dei carburanti, dovuto allo stop al taglio delle accise, non fa che aggravare il quadro. In questo contesto - rimarca - non possiamo che chiedere interventi urgenti, anche a livello regionale. Dalla sanità al piano rifiuti, sono tanti i temi che stiamo cercando di affrontare senza però ottenere risposte. Abbiamo aderito a una prima mobilitazione a livello nazionale, lo scorso 16 dicembre e siamo pronti ad andare avanti su questa strada”. 
“La nostra preoccupazione maggiore - spiega Maurizio Molinari, segretario generale della Uil Umbria - in questo momento è rivolta alle famiglie che si ritrovano a vivere in una situazione di forte precarietà. Da mesi andiamo ribadendo che i rincari energetici non possono che avere ripercussioni fortemente negative sulle piccole e medie aziende e, di conseguenza, sui lavoratori. Oggi come sindacato dobbiamo rimodellarci a quelle che sono le nuove necessità che stanno venendo alla luce. Non faccio che ripetere - aggiunge Molinari - che dobbiamo stare in mezzo alla gente comune per comprenderne al meglio i bisogni e riuscire a fare tutto quello che è possibile”.

 

 

 

 

 


Fabrizio Fratini, al vertice dell’osservatorio Ires della Cgil, spiega che la crisi ha evidenziato come non sia più rinviabile un ammortizzatore sociale universale, uguale per tutti - dice - e finanziato dalla fiscalità generale. “A uguale lavoro - spiega - devono corrispondere uguali diritti non solo normativi e retributivi ma anche sociali, quindi di sostegno al reddito quando si è sospesi dal lavoro o coinvolti in processi di riduzione del personale o, peggio, di chiusura dell’azienda”.