
Perugia, il padre di uno dei disabili maltrattati: "Mio figlio terrorizzato dagli operatori"

“Ieri mattina mentre lo accompagnavamo in auto verso il Forabosco, in questi tre giorni lo abbiamo tenuto a casa, nostro figlio era molto agitato. Lui non parla ma manifesta diversamente le sue emozioni. Quando gli abbiamo detto stai tranquillo che non ci sono più quei tre operatori (i nomi dei tre arrestati, ndr) ha sorriso, era terrorizzato da loro. Abbiamo avuto un tuffo al cuore. Così come, quando venerdì abbiamo visto degli arresti abbiamo pianto. Non pensavamo che potesse accadere tutto quello che sta emergendo”. A parlare è Luigi, il padre di uno degli ospiti del centro diurno Forabosco. Non un genitore qualunque: sono stati infatti lui e sua moglie, “dopo inutili tentativi di richieste di spiegazioni alla struttura” racconta, a sporgere ben due denunce a distanza di mesi perché quello che vedevano addosso al loro figlio era inequivocabile. “Eppure - racconta ancora - tutte le volte che abbiamo chiesto spiegazioni esternando il nostro terribile sospetto di soprusi ai danni di nostro figlio ci dicevano che poteva essersi fatto male da solo o che magari era già arrivato in struttura con quei lividi. Poi, il giorno che è venuto a casa con un occhio nero abbiamo deciso di sporgere denuncia. Il sospetto era troppo forte”.
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Era dicembre dello scorso anno. Per alcuni mesi poi l’ospite della struttura è tornato a casa senza segni e questo ha fatto quasi tranquillizzare i genitori che pensavano addirittura di aver esagerato. Ma poi in primavera estate “abbiamo visto che comparivano nuovi lividi. Ecchimosi, tumefazioni e siamo andati a sporgere una seconda denuncia”. Nel frattempo sapevano solo che un magistrato si stava occupando della cosa ma non avevano idea della portata dell’inchiesta. “Abbiamo avuto tanti dubbi se continuare a mandare nostro figlio in quel centro e se avessimo saputo tutto quello che sta emergendo in questi giorni non lo avremmo fatto. Mia moglie ha mandato tantissimi messaggi a chi di dovere nella struttura implorando di dirci cosa accadeva ma ci è sempre stato detto che non accadeva nulla.Purtropo invece scopriamo che anche un’operatrice con cui lui aveva un buon rapporto sapeva e questo è veramente doloroso”.
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E’ emerso infatti dall’inchiesta del Nas di Perugia -coordinata dal pm Mario Formisano - che oltre ai tre arrestati accusati di aver picchiato alcuni ospiti, ci sono altri quattro indagati, tra cui la direttrice sanitaria perché, è l’accusa, sapevano e non hanno denunciato. “Avessero almeno segnalato qualcosa” dice Luigi, “in vece nulla, non ci hanno permesso di mettere in salvo nostro figlio”. I tre operatori per cui il gip, Margherita Amodeo ha disposto i domiciliari sono accusati di avere “maltrattato gli ospiti della struttura aggredendoli fisicamente, intimidendoli, umiliandoli, offendendoli, tormentandoli e sottoponendoli a trattamenti degradanti”. Anche in un linguaggio freddo come può essere quello di un capo di imputazione fa capolino un termine che, leggendo quanto emerso dall’inchiesta, si staglia in maniera prepotente: ospiti disabili, fragili da accudire, tormentati. Aggrediti senza motivo. C’è un episodio, uno degli ultimi ripresi dalle telecamere piazzate dei Nas, descritto nell’ordinanza di custodia cautelare in questi termini: “Un paziente entra nella sala comune, omissis (uno degli arrestati, ndr) lo vede e gli si avvicina, prima lo spinge via afferrandolo per il braccio e poi lo colpisce con un calcio nel sedere”. Nella sala - annotano i carabinieri - ci sono tre operatrici che “assistono alla scena” e non fanno nulla, un altro degli arrestati e un altro degli ospiti tormentati. Picchiati, derisi e offesi solo per il gusto di farlo. “Sento già parlare di mele marce - conclude Luigi - spero davvero che sia così ma ho forti dubbi in proposito. Troppi, come stanno dimostrando le indagini, sapevano”.
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