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Umbria: Spoleto, servizio per i disturbi alimentari resta sospeso

Rosella Solfaroli
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“In Regione ci hanno detto un laconico ‘vediamo’ e poco di più. Il sindaco Sisti ci ha invitato invece a fornirgli una statistica sui casi presenti a Spoleto. Certo è che nessuno ha dato delle risposte concrete”. E’ una furia la presidente dell’associazione Il Girasole, Gabriella Orazi, che torna alla carica sull’ormai soppresso servizio ospedaliero che si occupava dei disturbi alimentari (associazione che attraverso uno sportello ad hoc inviava gli utenti allo stesso servizio). Prima chiedendo udienza alla Regione Umbria, dove lei e la sua vice Tilde Fabi, sono state ricevute da una delegazione dell’assessorato alla Sanità, e poi, ieri, con un incontro con il primo cittadino, Andrea Sisti.

 

 

E se da una parte l’audizione con la delegazione regionale ha fatto capire alle due massime cariche dell’associazione che poche o nulle sono le speranze che a Spoleto possa riprendere il servizio pubblico dedicato ai disturbi alimentari dato che, per di più “c'è un progetto regionale più ampio che forse sarà affidato a privati”, come racconta la presidente Orazi, dall’altra il primo cittadino di Spoleto, per capire di più su quel drammatico fenomeno che coinvolge sempre di più giovanissimi, ha chiesto di fornire una statistica dei casi territoriali.

 

 

"Posso dire con certezza che, allo stato attuale delle cose, sono molte le persone che, disperate, ci chiamano quasi tutti i giorni per chiederci a chi rivolgersi per riuscire a salvare la figlia o il figlio da quella che è a tutti gli effetti una malattia per cui si continua a morire tra i giovani – spiega Orazi – noi possiamo solo rispondere di andare a Todi o a Terni, ma anche qui prima di un mese non riescono a prendere appuntamenti. E in malattie come il Dca, si sa, il tempo gioca un ruolo fondamentale per la salvezza dei figli. Oppure di rivolgersi a privati, ma non tutti se lo possono permettere”. Ma se di dati territoriali non ce ne sono di recenti, Orazi è in grado però di fornire quelli ante-chiusura del servizio, di più di tre anni fa a causa di pensionamenti dei referenti che, ognuno nelle proprie mansioni, seguivano i pazienti. “Veniva offerto otto ore a settimana, con un accesso ogni mezz’ora per un totale di 65 in un mese, con circa 1.000 prestazioni annue e c’era anche una lunga lista di attesa - spiega la presidente Orazi - credo che in una città come Spoleto non siamo poche. Non neghiamo che stiamo pensando di rivolgerci anche alla Iene, perchè questi genitori, soprattutto i meno abbienti, hanno il diritto di salvare i propri figli”.