
Umbria, negli ospedali rientrano i no vax ma resta l'emergenza personale

Rientrano i no vax ma resta l’emergenza personale negli ospedali dell’Umbria. L’operazione reintegro voluta dal governo Meloni, infatti, ha qui avuto un effetto blando. I medici non vaccinati tornati in corsia sono appena quattro, gli operatori socio sanitari e gli infermieri complessivamente 33. Tutti sono stati destinati nei cosiddetti reparti non sensibili. “Si tratta di numeri piccoli - ha spiegato nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto - e questo depone in favore della sensibilità del nostro personale e, perché no, del buon lavoro della Regione”. E se questo è sicuramente vero, altrettanto incontestabile è che il problema, ormai cronico, della carenza di organico rimane irrisolto almeno secondo quanto raccontano gli addetti ai lavori.
Cristina Cenci, presidente della federazione Cimo- Fesmed (che comprende le sigle Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed), spiega che rispetto all’ultimo piano del fabbisogno del personale, negli ospedali dell’Umbria mancano 285 medici. “Una situazione devastante - evidenzia - che rischia di acuirsi ancora con i prossimi pensionamenti. Scontiamo anche la carenza di medici di medicina generale per cui molte persone, in mancanza di una figura di riferimento sul territorio, si riversano nei pronto soccorso”. Ed è qui che la situazione si fa più caotica.
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“Abbiamo carenza di medici nei pronto soccorso di Perugia, Terni, Spoleto, Città di Castello, Gubbio-Branca e Orvieto - evidenzia Cristina Cenci - ci sono medici di medicina che vengono spostati al pronto soccorso quando non ci sono i colleghi. Alcune situazioni le abbiamo già segnalate alla direzione, altre stanno emergendo di giorno in giorno. Intanto restiamo in attesa della convocazione dei tavoli tecnici per riorganizzare la rete degli ospedali umbri”. Se i medici stanno messi male, gli infermieri non sono messi meglio. Marco Erozzardi, segretario territoriale Nursind, il sindacato degli infermieri, spiega che nei nosocomi della regione servirebbero almeno oltre mille infermieri. “In queste condizioni - evidenzia - ci troviamo davanti a professionisti che non riescono a fare più il loro lavoro”. E porta il caso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.
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“Ci sono reparti in over booking con numerosi appoggi di pazienti in altri reparti, letti nei corridoi in tutti i reparti di degenza delle cliniche mediche e ora anche nei reparti ad alta intensità assistenziale. Letti che anche materialmente mancano - continua - code di dieci ore e oltre al pronto soccorso, personale sanitario stremato da doppi turni, riposi saltati, ferie negate, altri istituti contrattuali non rispettati e condizioni lavorative indegne. Abbiamo già segnalato alla direzione - continua Erozzardi - ma se il governo non fornisce le risorse idonee - come sinora è accaduto - è difficile trovare le giuste soluzioni. E la Regione si vede costretta a tagliare su tutto. Ma utenti, infermieri e personale sanitario hanno bisogno di considerazione e rispetto. Bisogna trovare soluzioni fattive alle criticità segnalate”.
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