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Umbria, è boom di dimissioni volontarie dal lavoro: 14.384 nei primi sei mesi dell'anno

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In Umbria è boom di dimissioni volontarie. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati 14.384 coloro che hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro. L’aumento è del 32,9% rispetto allo stesso periodo del 2021 mentre nell’arco dell’intero anno si era arrivati a quota 23.600 tanto che si era parlato di “esplosione” del fenomeno. I dati di Inps e ministero del Lavoro rilevano che l’aumento in Umbria è più alto della media nazionale che si attesta su un +31%. Numeri che fanno riflettere e confermano una tendenza che già nei mesi scorsi era stata al centro di un approfondimento dell’Aur, l’Agenzia Umbria Ricerche. Secondo la studiosa Elisabetta Tondini il fenomeno è prevalentemente dettato dalla ricerca di condizioni economiche più favorevoli soprattutto in Umbria visto anche il livello basso delle retribuzioni del mercato del lavoro, di 10 punti al di sotto della media nazionale. Fabrizio Fratini, presidente Ires Cgil dell’Umbria, spiega che quello delle dimissioni volontarie è un fenomeno che nella nostra regione ha cominciato a farsi spazio già dal 2014 ma che ha subìto una vera e propria impennata nell’ultimo periodo, con la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi.

 

 

 

 

 

 

“Incrociando dati di ricerche di istituti specializzati e utilizzando i numeri disponibili più ravvicinati dal punto di vista temporale - spiega Fratini - emerge che nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato le dimissioni volontaria hanno rappresentato il 73% del totale delle cessazioni, quattro punti in percentuali in più della media nazionale. Ad avere una propensione maggiore alle dimissioni volontarie sono, complessivamente, i maschi di età inferiore ai 50 anni e spesso le ragioni sono da ricondurre a una diversa concezione dei tempi di vita e di lavoro, dalla scarsa possibilità di crescere professionalmente e per la voglia e la necessità di ricercare condizioni economiche migliori visto i bassi salari in Umbria e il tracollo degli ultimi 10 anni nelle retribuzioni medie. Il tutto si può riassumere in un diverso atteggiamento anche psicologico, semplificandolo in uno slogan “you only live once”, si vive solo una volta. Nelle donne, invece, spesso la dimissione è dovuta ai tagli del welfare alle famiglie e a una concezione ancora patriarcale e maschilista”.

 

 

 

 

 

Stando all’analisi dell’Ufficio studi dell’Ires Cgil, uno dei settori dove il dato è più consistente è il commercio (ingrosso e dettaglio), poi trasposti e magazzinaggio, riparazioni autoveicoli e motocicli, attività ricettive.