
Umbria, la guerra costa 175,5 milioni. L'automotive tra i settori che più risentono dei rincari energetici

La guerra in Ucraina sta generando in Umbria una perdita di quasi 175,5 milioni di euro. E’ quanto emerge da uno studio dell’istituto Demoskopika che ha stimato il possibile impatto della guerra sul tessuto produttivo per regione relativo al 2022. Per il sistema Italia nel suo complesso si parla di un impatto negativo di oltre 16 miliardi nell’ipotesi di una riduzione del 20% delle importazioni dirette e indirette di input energetici.
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Tra i settori più penalizzati anche quello dell’automotive che in Umbria conta circa 9 mila addetti. “Il settore ancora tiene - evidenzia Riccardo Coccolini (Fiom Cgil) - ma il futuro è una incognita tra rincari energetici, scarsa reperibilità della componentistica e inflazione a doppia cifra”. Elementi che secondo Simone Liti (Fim-Cisl) rendono impossibile una programmazione e creano un mercato altalenante. Giampaolo Cicioni, presidente regionale Cna Meccanica, evidenzia come a pesare sul comparto dell’automotive, in Umbria come nel resto d’Italia, sia soprattutto l’incognita della rivoluzione legata alla transizione all’elettrico. “L’Italia e l’Europa non sono pronte - evidenzia Cicioni - e questo rischia di avere ripercussioni estremamente negative su un settore che invece è di primo piano per l’economia del Paese. Manca la politica a livello europeo”.
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Mauro Vitini, della Vitini Marco di Umbertide specializzata lavorazioni meccaniche, racconta di un impatto fortissimo dei rincari energetici sull’azienda: “Pagavamo dai 3 ai 5 mila euro di bolletta - spiega - adesso è arrivata a 15 mila euro. Impossibile sostenere questi costi. Una soluzione potrebbe arrivare dal fotovoltaico che richiederebbe un investimento da 150 mila euro. Lo Stato dovrebbe aiutare le aziende a fare questo passo, il resto sono chiacchiere”.
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