
Roberto Renga morto, il giornalista aveva 76 anni. Il tweet postumo: "Il mio perdono a tutti meno tre"

Addio a Roberto Renga, popolare giornalista originario di Perugia. L'annuncio lo ha dato con un tweet il figlio Francesco ("papà ci ha lasciati nel pomeriggio di oggi") pubblicando anche un tweet postumo ("pensato un anno fa"). Questo l'ultimo post social: "Non posso lamentarmi. Sono stato molto amato e molto odiato. Il mio perdono a tutti meno tre" ha lasciato scritto. Renga aveva 76 anni e abitava dai primi anni Novanta ad Ardea. Domani saranno comunicati data e luogo del funerale.
Renga era nato a Perugia - cresciuto a Porta Sole, nei pressi della chiesa di San Severo - dove aveva compiuti studi classici e iniziato la sua avventura giornalistica presso la redazione locale de La Nazione. Poi il passaggio a Paese Sera e il trasferimento a Roma. Nel 1985 venne assunto da Il Messaggero. Nella redazione del quotidiano romano ci è rimasto sino al 2009 occupando diversi ruoli nella redazione sportiva. Ha seguito sette Mondiali di calcio, svariate edizioni di Coppa d'Africa, Coppa America ed Europei oltre ai Giochi Olimpici in Australia. Divenne popolare anche grazie alle sue ospitate a Il Processo di Lunedì dell'amico Aldo Biscardi. Recentemente - dopo una breve esperienza come responsabile della comunicazione del Perugia Calcio - era spesso ospite di trasmissioni sportive in tv e in radio oltre a dire la sua sui fatti di calcio su Twitter di cui è stato un precursore. Si è dedicato anche alla scrittura di libri. Tre le sue pubblicazioni: Ho ballato con Mandela sul giornalismo, Una storia Nazionale, quattro stelle e qualche flop sul calcio italiano e La partita del diavolo sulla tragedia dell’Heysel.
Renga è stato in particolare uno dei cronisti inviati al seguito della Nazionale di calcio. Ha seguito l'epopea degli azzurri dagli Ottanta sino ai primi anni Duemila, raccontando le spedizioni dell'Italia da Bearzot (il suo primo Mondiale fu proprio quello del 1982) a Lippi passando per Vicini, Sacchi, Maldini, Zoff e Trapattoni. Da tempo lottava con una brutta malattia. "Ciao Roberto, con te se ne va anche un pezzo della storia della Nazionale italiana e quindi della storia professionale che abbiamo condiviso per qualche decennio" ha scritto su Facebook lo storico capo ufficio stampa della Nazionale di calcio, Antonello Valentini.