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Umbria, 25 comuni su 92 sono senza banca

Sabrina Busiri Vici
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Sono più di 35 mila gli umbri senza banca, cioè gli abitanti dei 25 comuni (su 92 totali) nei quali non sono più presenti filiali. La Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), su dati di Banca d’Italia e Istat del 2021, rileva che su una popolazione totale di 859 mila persone sono pari al 4,1 % i cittadini che non hanno una banca vicino casa. Percentuale, tuttavia, sotto la media nazionale che si attesta al 7%.
Le tre velocità
La desertificazione bancaria in Italia mostra tre velocità: risulta molto accentuata nel Sud e nelle Isole, con il 10,7% della popolazione che vive in 1.193 comuni dove non sono presenti filiali di banche: in tutto, si tratta di 2,1 milioni di soggetti residenti in Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Calabria, Puglia, poi nelle isole Sicilia e Sardegna. Più contenuto, il fenomeno al Nord (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto) dove gli italiani senza banca sono 1,6 milioni pari al 6% del totale. Nettamente meno preoccupante, poi, la questione se si volge lo sguardo al Centro: in Toscana, Umbria, Lazio e Marche, infatti, solo 375.294 persone, pari al 3,2% del totale, risiede in territori che non hanno filiali bancarie. La Campania è la prima regione per numero di abitanti senza banca: sono quasi 700mila. Tutto ciò è frutto della progressiva chiusura delle agenzie da parte delle banche: in Italia gli sportelli, 32.881 nel 2012, a fine 2021 erano 21.650, in calo di 11.231 (-34%).

 

 

Perdita occupazionale
Sul fenomeno più circoscritto in Umbria dissente però la First Cisl . “La nostra regione si trova tagliata fuori sia dai grandi gruppi che dai piccoli - riscontra Francesco Marini, segretario generale First Cisl Umbria -. Ci sono esempi recenti che mostrano come banche territoriali hanno preferito andare a investire in Sardegna e nel Settentrione chiudendo 15-20 filiali nella nostra regione”. Secondo Marini nell’arco di dieci anni si riscontra una perdita in termini occupazionali del 20%. Ecco un esempio concreto:“Nel mio istituto di credito - racconta - nel 2011 eravamo 1.200 e adesso siamo non più di 700”. Sulla diminuzione del personale, dice sempre Marini, incidono sia la chiusura delle agenzia ma anche la sostituzione degli impiegati con terminali automatici, le cosiddette aree self. Come frenare, dunque, la tendenza in atto? “La politica deve intervenire, finora ha dimostrato di non trattare l’argomento se non quando ormai è troppo tardi. Lo abbiamo visto nel nostro territorio”.

 

 

La ricerca
La desertificazione delle banche pone anche un problema sociale. Dalla ricerca di Fabi emerge che il vistoso allontanamento delle banche dai territori porta a escludere una fetta rilevante della popolazione perché non al passo con le nuove tecnologie utilizzate, soprattutto in una regione come l’Umbria con una consistente fascia di popolazione anziana questa strada intrapresa rappresenta una impasse. “La situazione creerà enormi disagi anche di tipo pratico sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole riporta l’indagine Fabi -. Gli strumenti digitali, infatti, non sono ancora così accessibili e diffusi a tappeto, sia per ragioni anagrafiche sia per una scarsa copertura della rete internet nel territorio nazionale, che dovrebbe essere implementata secondo gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza; ne consegue che la desertificazione bancaria può provocare da un lato un forte limite nell’accesso ai servizi bancari, dall’altro può spingere la clientela fuori del circuito finanziario legale”.