
Perugia, morta dopo l'intervento. La mamma: "Potevano salvarla"

“I miei nipotini mi chiedono in continuazione quando tornerà la loro mamma e io per il loro bene devo mentirgli. Quel giorno siamo tutti morti con lei e adesso che sappiamo come è successo non possiamo fare a meno di chiederci perché. Perché non monitoravano mia figlia durante l’operazione? Perché non c’erano gli strumenti che avrebbero permesso un intervento d’urgenza? Perché non hanno chiamato subito un’ambulanza per portarla in ospedale?”. A parlare, con la voce strozzata dai singhiozzi che non passano, perché il dolore per la morte di un figlio non si affievolisce col tempo, è Vandana, la mamma di Ioana Lingurar, la 28enne anche lei madre, di due bimbi che morì qualche ora dopo l'arresto cardiaco insorto durante un intervento chirurgico di natura ortopedica eseguito a Villa Fiorita a gennaio dello scorso anno.
Autopsia sulla mamma morta: "Ritardi e carenze in clinica privata e in Rianimazione"
Per la sua morte, il pm Gennaro Iannarone ha recentemente notificato l’avviso di conclusione delle indagini all’anestesista, Silvio Miletti accusato di omicidio colposo. Al medico viene contestato di aver “omesso di rilevare adeguatamente i parametri clinici della paziente durante la procedura anestesiologica, di non aver attuato un monitoraggio elettrocardiografico durante l’operazione, di aver ritardato ( proprio per l’assenza del monitoraggio ndr) il rilevamento dei dati elettrocardiografici e diagnosticato tardivamente che la paziente era in arresto”. In sala, è emerso, Ioana era controllata solo con un saturimetro, nessun monitoraggio adeguato come raccomandato dalle linee guida. Inoltre, “non disponendo nell’immediatezza dei presidi necessari per affrontare prevedibili situazioni d’urgenza (laringoscopio, tubi per l’intubazione, mandrino, glicogeno e mannitolo - è il capo di imputazione - ritardava ancora il trattamento della paziente nella fase post- arresto cardiaco determinando un danno neurologico post-anossico”. Ioana venne poi “inspiegabilmente estubata” e solo dopo viene chiamato il 118 che la porta in ospedale. Ma nessuno riuscirà a salvarla.
Mamma morta dopo l'intervento. I periti: "Poteva essere salvata"
Nella perizia medico legale eseguita in incidente probatorio, tra l’altro, i periti scrivono che “Al di là delle condotte dei professionisti coinvolti, queste fasi sono state ulteriormente caratterizzate in negativo da carenze organizzative in sala operatoria, che non disponeva di presidi idonei ad affrontare con tempestività l'emergenza, come testimoniato da un'infermiera”. Era stata questa donna a dire di aver anche avuto uno scambio acceso con i medici della clinica perché “c'erano delle cose nell'organizzazione che proprio non andavano. Ho detto – aveva riferito - che il cassetto dell'emergenza dove era custodito il respiratore era tenuto in maniera disordinata e c'erano dentro cose che non servivano”. E' stata sempre lei a riferire che quando l'anestesista aveva chiesto il Fentanest per intervenire la collega aveva spiegato che era custodito nella cassaforte, la cui chiave era in portineria al primo piano mentre l'intervento era in corso al secondo. Un tempo troppo lungo. “E quando Milletti ha chiesto il defibrillatore - aveva detto - non c'erano placche e gel. Assenti pure glicerolo e mannitolo chiesti dall'anestesista”. “Come si fa a operare una persona senza questi struimenti, come può una clinica non avere apparecchi salvavita a portata di mano durante un’operazione” si chiede ora Vandana, pronta a costituirsi parte civile. “Le avevo chiesto di aspettare la fine della pandemia per operarsi - aggiunge - perché volevo essere con lei, invece in clinica era sola. Lei si fidava, era già stata operata lì ed era sana come un pesce. Sportiva, mai avuto un problema. E’ per questo che adesso, anche se nessuno mi ridarà mai mia figlia e il dolore non finirà mai, voglio che i responsabili della sua morte vengano condannati”.
Mamma morta dopo intervento: chiuse le indagini