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Umbria, un esercito di 48 mila lavoratori in nero

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Dai tassisti alle estetiste, dai muratori agli idraulici passando per acconciatori, colf, badanti: è un esercito di 48.300 lavoratori invisibili quello che opera in Umbria, dipendenti o partite Iva, irregolari e spesso completamente sconosciuti al fisco, falsi artigiani che con la loro attività nascosta provocano un danno spaventoso a chi esercita regolarmente, pagando le tasse. La stima è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ieri ha pubblicato un nuovo report sull’abusivismo utilizzando gli ultimi dati Istat disponibili: in Italia vengono calcolati 3,2 milioni di occupati irregolari, 12,6 ogni cento, per un giro da 76,8 miliardi di euro. In Umbria l’economia sommersa genera ben 1 miliardo e 124 milioni di valore aggiunto. Il tasso di irregolarità, per la regione, è pari al 13 per cento mentre l’incidenza del valore aggiunto prodotto dal valore irregolare sul totale è pari al 5,4 per cento. 

 

 

 

 

La Cgia di Mestre sottolinea che una parte di chi lavora irregolarmente è costituita da persone molto intraprendenti che ogni giorno si recano nelle abitazioni degli italiani a fare piccoli lavori di riparazione, di manutenzione o nel prestare servizi alla persona. Questi lavoratori irregolari sono in parte costituiti da pensionati, dopo lavoristi, inattivi, disoccupati o da persone che arrotondano le magre entrate con proventi recuperati da queste attività illegali. In ogni caso i danni per l’economia sono evidenti. Tanto che le associazioni di categoria sono da tempo mobilitate per contrastare un fenomeno che nel corso degli anni non sembra conoscere crisi. I numeri relativi all’abusivismo, infatti, non solo resistono al tempo ma, secondo la Cgia di Mestre, sono destinati ad aumentare per colpa della pandemia che ha provocato un forte incremento dei lavoratori in Cig e un impoverimento generale delle fasce sociali più deboli. I 48.200 irregolari stimati alle statistiche relative al 2020, insomma, potrebbe oggi essere in realtà molti di più.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ultima iniziativa in ordine di tempo di contrasto al fenomeno è quella presentata la settimana scorsa da Cna Umbria che ha sottoscritto un protocollo d’intesa con i principali attori coinvolti nella lotta all’esercizio abusivo della professione, dalla guardia di finanza all’Agenzia delle entrate, dall’Inps all’Inail, fino all’associazione dei Comuni dell’Umbria. A disposizione di artigiani e semplici cittadini anche l’indirizzo mail [email protected] cui inoltrare eventuali segnalazioni. L’associazione, inoltre, ha predisposto una campagna di comunicazione specifica per far comprendere bene i danni sia all’economia sia alla salute della persona in alcune situazioni che derivano dal sommerso. 
Il comando provinciale della guardia di finanza invece, nel corso degli ultimi mesi, ha attuato un piano di interventi che ha già portato all’accertamento di diverse irregolarità e che sta andando avanti senza tregua.