
Perugia, a capo della banda delle frodi c'è un ex calciatore del Grifo

Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della banda delle frodi informatiche e finanziarie c’è anche un ex calciatore del Perugia. Anzi, stando a quanto scritto agli atti dell’inchiesta, Sergio Ercolano, era uno dei capi dell’associazione a delinquere sgominata da carabinieri e polizia. E anche lui, come gli altri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Secondo quanto riportato nel capo di imputazione, Ercolano - finito in carcere insieme al 30enne Bruno Unione e al 47enne napoletano, Giovanni Brandi - è ritenuto “organizzatore e promotore dell’associazione a delinquere” che “provvede all’organizzazione delle frodi finanziarie, al reclutamento di soggetti disposti a chiedere a loro nome o con falsi documenti di identità predisposti dallo stesso Ercolano, finanziamenti o prestiti destinati a rimanere insoluti, ovvero ad aprire rapporti finanziari su cui far confluire i proventi delle frodi informatiche, incamerando poi il denaro avvalendosi della collaborazione dei vari complici”. Questo il ritratto di Ercolano, ora in carcere in Sardegna, dove le forze di polizia lo hanno localizzato e arrestato mentre era in vacanza con la moglie di origine perugina, anche lei indagata nell’inchiesta. Ercolano, 40 anni, originario di Pianura in provincia di Napoli, fu uno dei colpi di mercato della famiglia Silvestrini - alla presidenza del Grifo in quel periodo - nel gennaio 2008. Dopo una buona partenza (5 reti in 12 partite) poi i gol diminuirono. Aumentarono però i chili e nel ritiro dell'estate 2009 - tornato dal prestito di sei mesi al Treviso - si presentò abbondantemente sovrappeso. Poi il fallimento del Perugia (gestione Covarelli) nell'estate del 2010 e il rapido declino di una carriera che in realtà mai decollò non riuscendo a dare continuità in biancorosso e successivamente in altre esperienze alla verve realizzativa - 16 gol in 45 partite - dimostrata con la Cavese.
Svuotavano conti e prendevano finanziamenti con documenti falsi: sei arresti
Secondo le accuse che gli muove il pm titolare dell’inchiesta, Manuela Comodi, Ercolano - in concorso con altri - ha, tra le altre accuse, precostituito una falsa documentazione reddituale attestante falsamente l’occupazione di un suo complice, fatto figurare come dipendente del Ministero della difesa a tempo indeterminato utile per chiedere, e poi ottenere, un finanziamento da 15mila euro in una filiale della Findomestic di Brescia. Sempre lui coinvolto nella truffa con cui sono state sottratte le credenziali a una correntista a cui hanno prelevato 27mila euro.
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L’inchiesta di carabinieri, polizia e postale è partita proprio da un’intuizione delle forze dell’ordine. Che quando hanno preso una strana denuncia per furto di dati bancari da parte di uno degli odierni indagati, hanno capito che qualcosa non andava. Stranamente aveva denunciato il furto di un telefono con dentro le credenziali dell’home banking di un conto aperto solo due giorni prima. L’uomo aveva poi parlato di un’estorsione dicendo di essere vittima di due campani che lo minacciavano perché volevano riavere indietro tanti soldi a fronte di un prestito ricevuto. La storia non stava in piedi. Partono gli approfondimenti che portano poi pian piano a ricostruire una composita organizzazione criminale in cui perugini e napoletani sono personaggi di primo piano. Nei loro confronti - la Procura ha indagato 31 persone e il gip ha disposto il carcere per 3, per altri 3 i domiciliari e per altri 3 l’obbligo di firma - sono ipotizzate una serie lunghissima di truffe a carattere finanziario. Secondo quanto ricostruito nelle indagini, in un solo mese hanno intascato 230 mila euro con conti correnti svuotati o prestiti ottenuti con falsi documenti.