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Covid in Umbria, trovata sospetta variante Xe. L'assessore Coletto: "Continuare a rispettare le regole"

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Primo caso sospetto di variante Covid Xe in Umbria: uno dei campioni analizzati questa settimana è infatti stato classificato come sospetto. Ne dà comunicazione la Regione Umbria, spiegando che da un approfondimento effettuato nel primo pomeriggio odierno, venerdì 15 aprile, nel laboratorio di Microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Perugia, diretto dalla professoressa Antonella Mencacci, "risulta che uno dei campioni analizzati questa settimana è classificato come una sospetta variante Xe, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una ricombinazione dei due principali sottotipi della Omicron, BA.1-BA.2. In accordo con l’Istituto superiore di Sanità, il campione verrà nuovamente analizzato nei prossimi giorni, per una conferma definitiva".

 

 

La situazione però è sotto controllo. "La variante Xe, se confermata, non muta lo scenario generale della nostra regione - commenta l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto - in quanto presenta caratteristiche simili alle altre Omicron. Continuando a rispettare le misure di prevenzione in vigore, confidiamo in uno scenario di progressivo miglioramento nei prossimi mesi”.

 

 

Come ricorda l'infettivologo Matteo Bassetti sulla sua pagina Facebook, infatti, "finché c'è virus c'è varianza. Il virus muta, evolve, cambia e appunto varia. È la storia naturale della sua stessa esistenza. È storia delle ultime ore la comparsa di due nuove sottovarianti di omicron BA4 e 5 in Sudafrica, ma è altamente improbabile- aggiunge- che sottovarianti si comportino diversamente rispetto a omicron". Quello che si sa in Italia, secondo l’Istituto superiore di Sanità, è che la variante Omicron, con le sue sottovarianti, ha una prevalenza del 100%. Dunque, quale sarà la sintomatologia che riguarderà i positivi nostrani alle prese con la Pasqua? La buona notizia, almeno, è che non soffriranno la perdita dell’olfatto. La differenza più evidente tra i contagiati con la delta e quelli con la variante omicron è stata osservata proprio nella perdita dell’olfatto, una caratteristica patognomonica delle prime ondate di infezione e ora presente in meno del 20% dei casi.