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Umbria quarta regione in Italia per rincari

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L’Umbria è la quarta regione d’Italia per rincari secondo la classifica elaborata dall’Unione nazionale consumatori sull’aumento del costo della vita in base degli ultimi dati diffusi dall’Istat. In testa alla hit c’è il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 1.761 euro su base annua e che si guadagna un primo posto in realtà poco ambito con 2.523 euro di rincari annui per una famiglia di quattro persone.

 

 

 

Seguono la Valle d’Aosta dove la crescita dei prezzi del 5,9% implica un’impennata del costo della vita pari in media a 1.500 euro e a 2.478 euro per una famiglia di quattro componenti e la Liguria con un +6,4% e un rincaro annuo di 1.435 e 2.368 euro. Per quanto riguarda l’Umbria l’aumento del costo della vita viene calcolato al 6% il che determina un aumento annuo per la famiglia media di 1.409 euro e per una famiglia di quattro persone di 2.230 euro. Perugia batte Terni in fatto di rincari. Il capoluogo di regione, infatti, conquista la posizione 23 nella classifica delle città d’Italia più salate. Il rincaro annuo medio per famiglia è di 1.478 euro, mentre l’inflazione calcolata per il mese di febbraio è al 6,2%, quindi superiore alla media regionale. “Gli italiani si stanno pesantemente impoverendo - spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unc - e ciò  avrà effetti nefasti sui consumi e sulla ripresa economica del Paese. Per questo è importante che il governo oggi intervenga con misure serie per calmierare i prezzi e il primo provvedimento deve essere, giustamente, rivolto ai carburanti”.  

 

 

 

 

 

 

Uno studio molto preciso su quanto i rincari vanno a incidere sulle famiglie dell’Umbria è stato elaborato anche dall’osservatorio dell’Ires Cgil dell’Umbria di cui è responsabile Fabrizio Fratini. “Incrociando i vari dati, da quelli relativi alle retribuzioni medie alle spese per generi alimentari, trasporti e altri servizi di assoluta necessità e prodotti di largo consumo - osserva Fratini - è come se una famiglia avesse perso una mensilità di stipendio per colpa degli aumenti dei prezzi”. L’analisi del sindacato è severa: “Il caro bollette ha azzerato le rosee previsioni di rimbalzo del Pil e la crescita stimata subirà uno stop a breve per cui verrà vanificato il recupero che era stato registrato nel settore del turismo e su quello ricettivo con inevitabili ripercussioni anche sul lavoro”, evidenzia ancora Fratini. “Tutti i comparti  sono coinvolti a partire da quello dell’agricoltura particolarmente provato dall’aumento del costo delle sementi e dei fertilizzanti unito a quello dei mangimi per animali - dice Fratini - In forte sofferenza anche il settore della ceramica dove alcune aziende sono addirittura costrette a interrompere la produzione”.