
Umbria, la guerra ferma l'arrivo dei turisti. Gli albergatori: "Disdette dagli Stati Uniti"

La guerra ferma la ripartenza del turismo in Umbria. E la Pasqua, che doveva segnare il rilancio del settore, si sta trasformando in un momento di profonda incertezza. Dagli Stati Uniti arrivano solo disdette: “Gli americani percepiscono l’Italia o la Francia come membri degli Stati uniti d’Europa, quindi quando sentono che c’è la guerra in Europa non fanno tante distinzioni”, spiega Simone Fittuccia, presidente Federalberghi Umbria. “Da ormai una quindicina di giorni - continua - la stagione turistica, che sembrava essere partita sotto i migliori auspici, ha completamente invertito la tendenza. Dagli stranieri, che sono soliti prenotare con largo anticipo, sono arrivate le prime disdette per fine aprile-maggio. Parliamo di un 20-30% di prenotazioni annullate. Gli italiani, invece, si sono completamente fermati, forse impauriti dai rincari energetici e dei carburanti. Una situazione che sta preoccupando molto gli albergatori che provengono da due anni estremamente complicati”.
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Carlo Dello Storto, al vertice di ConSpoleto, il consorzio degli operatori turistici della città del Festival, conferma ogni parola: “Le prenotazioni si sono fermate, in 24 ore non ho ricevuto nemmeno una telefonata - evidenzia - In compenso sono state cancellate tutte le prenotazioni da aprile a giugno da parte di stranieri, nord americani, in particolare. Saltano i viaggi di gruppo programmati perché gli operatori non possono confermare i prezzi che erano stati proposti. Un disastro su tutti i fronti. Il risultato è che soltanto a Spoleto abbiamo 150 stagionali che ancora non sono stati richiamati al lavoro. Molti alberghi restano chiusi, non conviene aprire per pagare bollette da capogiro”. Ed è su questo punto che fa leva Matteo Fortunati, al vertice di Assoturismo Umbria: “La guerra ha sì aggravato la mobilità dei flussi e la paura ingenerata ha sì portato alle cancellazioni - spiega - ma la situazione più preoccupante è dovuta non tanto dal teatro del conflitto bellico quanto dagli effetti dello stesso. Gli alberghi stanno rimandando l’apertura perché vogliono farlo a stagione avviata in quanto mantenere una struttura ha ormai costi proibitivi”.
Fortunati fa due conti: “Un albergo tre stelle da trenta-quaranta camere - dice - dovrebbe vendere le camere, attualmente vuote, almeno a 300 euro ognuna invece che a 80-100 come avviene adesso, per far fronte ai costi delle utenze. Per questo molti albergatori, soprattutto nella zona dell’Assisano, preferiscono restare chiusi. A ciò si aggiunge la mancata previsione di una cassa integrazione per tutte quelle strutture con molto personale che non possono usufruire di aiuti mirati. Quindi la situazione è molto, molto grave”.
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Si guarda al futuro con preoccupazione anche nella zona del Trasimeno. Michele Benemio, presidente del consorzio Urat (Unione ristoratori e albergatori del Trasimeno) ammette che le prenotazioni stavano andando molto bene sino alla vigilia del conflitto. “Poi tutto è cambiato - rimarca - Dagli stranieri non arriva più nessun contatto e anche tra gli italiani c’è preoccupazione”. Elisabetta Ruozi Berretta, titolare dell’Hotel Garden a Terni e vicepresidente Federalberghi per la città dell’acciaio, conferma il momento di assoluta difficoltà. “I telefoni sono muti da giorni - racconta - e a determinare questo totale stallo sono più fattori, dalla paura della guerra, ai rincari, alla ripresa dei contagi. A soffrire anche i ristoratori che si vedono annullare da un giorno all’altro pranzi o cene di matrimonio, compleanno, cena aziendale. Basta un positivo tra gli invitati e salta tutto. Una situazione incredibile. I rincari energetici, poi, stanno creando problemi non solo alle famiglie ma anche a noi imprenditori: in 42 anni di attività non abbiamo mai vissuto una cosa così folle. Il mese scorso abbiamo avuto una bolletta dell’energia elettrica di 14 mila euro, la più alta di sempre. Più del doppio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E noi, che lavoriamo molto con il business, non possiamo spegnere i riscaldamenti e far trovare le camere fredde ai clienti. Quindi dobbiamo pagare e basta. Confidiamo in un turismo di prossimità, quindi last minute. L’anno scorso è andata bene, speriamo di confermare quei numeri: ad agosto 2021 abbiamo registrato il record di fatturato. Mai avevamo fatto tanto in 41 anni di attività. Certo, niente che possa compensare le perdite complessivamente avute nei due anni di emergenza Covid”.
Per Carmela Colaiacovo, presidente Confindustria Alberghi, l’Umbria si salverà proprio con il turismo di prossimità, come accaduto la scorsa estate. “Le richieste internazionali si sono fermate, è vero - spiega - ma è lecito sperare che si lavorerà con il turismo nazionale che non sta subendo grandi flessioni”.
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