
Fossato di Vico, caso di caporalato: la finanza scopre 12 clandestini. Denunciati due coniugi marocchini

Evasori totali, formalmente privi di lavoratori dipendenti e con 12 clandestini impiegati in nero, sfruttati e tenuti a vivere in condizioni precarie. Questo il bilancio di un’operazione condotta nella zona industriale di Fossato di Vico dagli uomini delle guardia di finanza di Gubbio. Il controllo, come riferito dalle fiamme gialle, ha interessato un’azienda che opera nel settore dell’assemblaggio di componenti elettrici gestita da una coppia di origini marocchine. La guardia di finanza aveva già riscontrato, da una prima analisi, che l’azienda risultava essere evasore totale e formalmente priva di lavoratori dipendenti, nonostante un volume d’affari dichiarato di circa 140 mila euro annui.
Costi del gas alle stelle, Tagina blocca la produzione da lunedì 7 marzo
Ma quello che hanno trovato le fiamme gialle nei giorni scorsi è stata una situazione ben diversa. Durante il blitz sono state scoperte 12 persone al lavoro che, alla vista dei militari, hanno tentato di darsi alla fuga. Tutti raggiunti, sono risultati sprovvisti di documenti di identità e per la regolare presenza sul territorio nazionale. Grazie all’intervento di un interprete sono state le stesse 12 persone, tutte originarie del Marocco, a fornire le dichiarazioni sulla loro situazione: turni di lavoro estenuanti – dalle 12 alle 13 ore al giorno – per una paga di 20-25 al giorno. Da qui l’incriminazione per sfruttamento dei datori di lavoro, che hanno approfittato della loro condizione di clandestini.
Rivoluzione parcheggi a pagamento: piano completamente attivo a Pasqua
Nel corso delle operazioni, condotte anche con l’ausilio di un’unità cinofila della finanza di Perugia, è stato inoltre ispezionato un capannone di piccole dimensioni, adiacente all’opificio principale, adibito a dormitorio. Un edificio totalmente inidoneo a ospitare delle persone. In precarie condizioni igienico-sanitarie, era privo di finestre e di impianti di riscaldamento e aerazione. All’interno materassi logori, alcuni dei quali posizionati direttamente sul pavimento, e materiale elettrico ammassato alla rinfusa. Una situazione che ha portato anche alla richiesta di intervento da parte del personale del servizio prevenzione, sicurezza e igiene sul luogo di lavoro della Asl 1 di Perugia, per i rilievi e le contestazioni. Al termine del controllo la titolare della ditta è stata denunciata, in concorso con il coniuge, per il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” nonché per aver dato lavoro a soggetti clandestini e per aver favorito l’immigrazione clandestina sul territorio nazionale. I locali sono stati sottoposti a sequestro preventivo d’urgenza. Il gip del tribunale di Perugia, accogliendo la richiesta del pm, ha convalidato il sequestro.
Il racconto del ristoratore umbro Massaro, bloccato in Ucraina: "Sto scappando dalle bombe in autostop"