
Export Umbria, per la guerra a rischio moda e alimentare

L'attacco sferrato da Putin rischia di avere forti ripercussioni sulle esportazioni verso Russia e Ucraina, in particolare su moda e alimentare, mercati in forte crescita negli ultimi anni. Nei primi nove mesi del 2021, secondo i dati forniti da Confindustria Umbria, le imprese locali hanno esportato in Ucraina beni per 13 milioni di euro, di questi 5,6 milioni riguardano il mercato della moda e 2,5 milioni quello dell’alimentare, in particolare olio, vini e tartufi. Moda e alimentare rappresentano le due principali voci anche dell’export umbro in Russia: il fashion - cashmere in particolare - vale addirittura 52 milioni, l’alimentare otto milioni.
Per quanto riguarda le importazioni, dall’Ucraina arrivano beni per oltre 35 milioni. L’import riguarda principalmente la siderurgia per quasi trenta milioni di euro. Seguono, molto distanziati, la meccanica e il legno (1,5 milioni). Dalla Russia, invece, l’Umbria importa soprattutto legno e carta per 1,5 milioni. L’ultimo monitor sui distretti di Intesa Sanpaolo ha evidenziato per i primi nove mesi del 2021 il forte incremento delle esportazioni verso la Federazione russa e la Cina trainate dalle vendite di prodotti della maglieria e abbigliamento. In questi due mercati - viene rimarcato - l’export distrettuale umbro è già abbondantemente sopra i livelli del 2019. Mostrano una crescita delle esportazioni anche il distretto dell’olio umbro (+4.2%) e il distretto del mobile dell’Alta Valle del Tevere (+3.7%).
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“Le nostre imprese - evidenzia Michele Carloni, presidente regionale Cna -stanno vivendo una situazione drammatica per l’instabilità del momento che di fatto sta bloccando non soltanto gli scambi con Russia e Ucraina ma con tutta l’Europa dell’Est. A questo si devono aggiungere i timori per possibili ulteriori rincari di energia e materie prime. Una questione importantissima - continua il presidente Carloni - perché già ora molte imprese stanno rallentando la produzione: andare avanti con i soliti ritmi rappresenterebbe, in questo momento, una rimessa. Su tutto questo, nell’immediato futuro, si dovrà aprire una riflessione”.
Anche Mauro Franceschini, presidente regionale Confartigianato e vice presidente della Camera di commercio dell’Umbria, evidenzia la drammaticità del momento, sotto tutti i punti di vista. “Stiamo vivendo una nuova emergenza che rischia di avere effetti ancora più devastanti sulle nostre aziende di quella sanitaria - spiega - In questo caso, infatti, le ripercussioni della guerra in Ucraina non saranno uguali per tutti, come accaduto per il Covid. I rincari energetici avranno un peso diverso per l’Italia rispetto alle nazioni concorrenti. Da ormai più di 15 anni la Russia sta intensificando l’importazione di prodotti italiani e anche umbri, basti pensare al mercato dei mobili, del cashmere, di olio, vini e tartufo. Le ripercussioni della guerra rischiano di farsi molto pesanti, anche per i provvedimenti di embargo che scatteranno”.
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Nicola Angelini, presidente regionale di Confimi, racconta che da un’indagine effettuata sia a livello nazionale che locale sulle imprese associate, è emerso che ci sono grandi timori per quello che potrà essere il futuro, in particolare sulla possibilità di eventuali, nuovi rincari. “Molte aziende nella paura che la Cina possa frenare le esportazioni, si stanno guardando intorno per cercare nuovi mercati di riferimento - spiega Angelini - per questo lunedì (domani, ndr) chiederemo al ministro Giovannini che sarà a Perugia per illustrare i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che la politica delle infrastrutture tenga conto di questo cambio di rotta”. Coldiretti Umbria, con il suo presidente Albano Agabiti, evidenzia invece come la guerra in Ucraina abbia fatto esplodere il caro concimi con aumenti fino al 170% che pesano sulla filiera agroalimentare mettendo a rischio le forniture alimentari e aggravando la dipendenza dall’estero.
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