
Umbria, gli operatori del turismo: "Inevitabili le ripercussioni del conflitto Russia-Ucraina"

La guerra Russia-Ucraina rischia di avere ripercussioni anche sul turismo in Umbria. Nel 2019, prima del crisi Covid, si registravano 25.341 presenze e 9.613 arrivi dalla Russia, per un totale di 34.954 visitatori. Dall’Ucraina, invece, i visitatori complessivi erano stati 12.514 tra presenze (8.697) e arrivi (3.817). Numeri che si erano ridimensionati con l’emergenza sanitaria (nel 2021 sono stati 6.591 i visitatori dalla Russia e 6.370 quelli dall’Ucraina) ma che si pensava di poter recuperare con l’apertura delle frontiere anche ai viaggiatori dotati di solo green pass di base.
Per Assoturismo Confesercenti gli effetti dell’attacco russo si sentiranno già dalla primavera: il 24 aprile cade la Pasqua ortodossa che solitamente coincide con l’arrivo dei primi turisti. “La paura di una guerra porta a chiudersi, avere angoscia e a non muoversi - evidenzia il presidente regionale, Matteo Fortunati - Le presenze di turisti russi, già ridotte per il mancato riconoscimento del vaccino Sputnik, ora rischiano di crollare. A loro volta gli americani non verranno in Europa per il conflitto creando un danno enorme all’economia”.
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Simone Fittuccia, presidente Federalberghi Umbria, che ci tiene a esprimere la sua contrarietà alla guerra, è un po’ più ottimista. “E’ evidente - spiega - che i riflessi negativi sul turismo non mancheranno per quanto riguarda le utenze in arrivo dall’Est Europa, quindi Russia, Ucraina e anche Lituania. Tuttavia, volendo guardare anche all’altra faccia della medaglia, non è da escludere che potremmo guadagnare quella fetta di turismo che generalmente era rivolto verso quelle zone e che ora potrebbe guardare all’Italia e, di riflesso, anche all’Umbria. Mi riferisco agli anglosassoni, per esempio, ma anche ai tedeschi”.
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Michele Benemio, presidente di Cna Turismo Umbria e al vertice del Consorzio Urat (Unione ristoratori e albergatori del Lago Trasimeno) prende in considerazione anche il problema di nuovi rincari: “Anzitutto spero che questa follia finisca al più presto - evidenzia - indipendentemente da quelli che possono essere i suoi risvolti economici. Detto questo, è chiaro che temiamo ripercussioni sia dirette che indirette. Se la guerra dovesse continuare - spiega - potrebbe incutere nuovi timori e spingere le persone a non muoversi più di tanto. Inevitabili, inoltre, i rincari che già stanno mettendo in difficoltà famiglie e imprese - evidenzia Benemio - Ulteriori aumenti porteranno a una instabilità economica dalle conseguenze molto serie”.
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