
Terni, le strategie di Arvedi per l'Ast. Scorie di acciaio usate per i lavori sulle strade e l'edilizia

A Terni la nuova Ast targata Arvedi sarà all’avanguardia anche sul fronte ambientale. E il modello già utilizzato a Cremona sarà presto esportato anche a Terni. Per evitare la saturazione della discarica delle Acciaierie si punterà sul riciclaggio delle scorie d'acciaio. Il gruppo Arvedi già oggi vanta “emissioni liquide inquinanti da 3 a 30 volte inferiori ai limiti di legge ed emissioni gassose nell’atmosfera da 3 a 10 volte più basse.
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Gli scarti e i rifiuti delle lavorazioni sono riciclati e recuperati per oltre il 95 per cento”. In particolare, le scorie nere, prodotte dal processo di fusione dell’Acciaieria Arvedi, vengono recuperate al 98 per cento e destinate al settore delle costruzioni sotto forma di inertex, materiale utilizzato per i sottofondi stradali, il cemento, l’asfalto e le linee ferroviarie. “Le scorie bianche di lavorazione - fa sempre sapere il gruppo Arvedi - sono recuperate al 40 per cento e utilizzate sotto forma di calcetek nella stabilizzazione dei terreni argillosi e come sostituto della calce”. “A fronte di un prevedibile aumento della produzione - osserva l’assessore comunale all’Ambiente, Benedetta Salvati - sarà necessario trovare soluzioni alternative alla discarica dell’Ast dove oggi sono conferite le scorie. Mi riferisco al metal recovery (nella foto), il progetto con cui Tapojärvi si occuperà del trattamento delle scorie siderurgiche dell’Ast. L’iniziativa sta andando avanti, ma a questo punto sarebbe auspicabile un’ulteriore accelerazione”.
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Su questi temi ci sono stati già dei contatti tra Comune e nuova proprietà di Ast. “Credo che sia interesse di tutti - osserva il vicesindaco Salvati - spingere sul recupero delle scorie con tutti i distinguo del caso visto che a Terni non si tratta di acciaio al carbonio, ma di inox. La strada intrapresa porterà anche a un riutilizzo delle scorie nell’ottica dell’economia circolare”. L’obiettivo è anche garantire l’abbattimento delle polveri. Arvedi, già ora nei suoi stabilimenti lombardi, monitora in modo continuativo le emissioni dei camini nell’atmosfera.
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