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Perugia, manifestazione shock dei no green pass. Nel giorno della memoria paragonano la lotta al Covid alla persecuzione degli ebrei

Giuseppe Silvestri
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Una manifestazione shock. Che è stata duramente criticata e che rischia di diventare un vero e proprio caso. Perché affiancare le politiche del governo Draghi per arginare il Covid alla persecuzione degli ebrei è già inaccettabile, ma farlo durante il Giorno della Memoria è una provocazione che offende sia le famiglie che hanno vissuto lo sterminio nazifascista che quelle che piangono i morti causati dal virus. A Perugia questa mattina, giovedì 27 gennaio, divise simili a quelle dei deportati nei campi di concentramento sono state stese a terra. Sul petto la stella di David e la scritta no green pass. Una fotocopia di quanto accaduto in altre città italiane nella giornata in cui si commemora lo sterminio di milioni e milioni di ebrei. 

A organizzare l'evento, a cui hanno partecipato poche decine di persone, è stato il Fronte del Dissenso, ribattezzando la manifestazione come Il giorno della memoria... corta. I manifestanti erano una cinquantina circa, prima in Piazza Italia e subito dopo in piazza della Repubblica. E ancora una volta hanno tirato in ballo lo sterminio degli ebrei per manifestare la loro contrarietà al green pass e alle altre misure decise dal governo per il contenimento dell'emergenza sanitaria. 

Gli organizzatori hanno spiegato, come riporta l'Agenzia Ansa, che "nella Giornata della memoria, assieme ai movimenti di Resistenza costituzionale, ricordiamo le vittime delle persecuzioni nazifasciste, le stesse che il governo Draghi sta applicando contro i tanti cittadini che non accettano l'ingiusto obbligo vaccinale". Una vera e propria strumentalizzazione della peggiore tragedia del secolo scorso. Un "paragone inaccettabile", come l'ha descritto Simona Meloni, capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale. A suo avviso la manifestazione "non doveva essere autorizzata" e la considera un "oltraggio e un insulto alla memoria". I rappresentanti del Fronte del Dissenso hanno usato le parole di Primo Levi per sottolineare che a loro avviso "la deportazione nei campi di concentramento di ebrei e oppositori politici fu l'ultimo capitolo, preceduto da atti persecutori del tutto simili a quelli che oggi vengono adottati nel nostro paese dal governo Draghi". E così hanno finito per offendere anche la memoria di Primo Levi, scrittore, chimico e superstite dell'Olocausto.