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Export, l'Umbria crea l'osservatorio regionale e sigla accordi per rilanciare le piccole imprese

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Alessandro Antonini
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Internazionalizzazione delle imprese: la Regione avvia on Osservatorio dedicato affidato a Sviluppumbria e sigla dei protocolli di intesa con le istituzioni nazionali Sace spa e Simest volti “a favorire la realizzazione di attività congiunte”. Questo perché “la percentuale di Pil della regione realizzato all’estero risulta ben inferiore alla media nazionale e sussiste una forte necessità, anche a livello regionale, di sostenere, anche con politiche rinnovate, una più diffusa apertura ai mercati internazionali delle imprese umbre, in primis quelle di dimensioni più piccole”.

E’ scritto in due delibere approvate ieri dalla Regione. Non manca una disamina dei dati. “L’export di beni in Umbria - è scritto - ha segnato nel 2020 un decremento del 12,8% più marcato del dato nazionale (10%). In termini assoluti la perdita ammontata a circa 550 mln. Il peso dell’export sul Pil regionale si è ridotto di circa due punti percentuali (dal 18,6% del 2019 al 16,3% nel 2020), aggravando una condizione che già vedeva l’Umbria al di sotto della media nazionale in termini di incidenza dell’export sul Pil. Nell’ultimo periodo, hanno perso maggiori volumi di export soprattutto i settori della meccanica strumentale e dei prodotti di metallo e, in termini relativi, della gomma e plastica. Di converso sono andati relativamente meglio l’alimentare e le bevande (-5%), dei prodotti chimici (+3%) e del tessile e abbigliamento (-12,8%) la cui perdita rimane in media nazionale”.

Dunque, al fine di recuperare il gap, un sistema rafforzato di relazioni "è di estrema importanza per raggiungere uno degli obiettivi principali che l’amministrazione regionale si prefigge: aprire ancor di più e meglio l’Umbria al mondo, affermare la qualità e l’ingegno del made in Umbria e diffondere tra le imprese della regione una migliore e più efficace propensione all’export e all’internazionalizzazione". Tenuto conto delle dinamiche dei mercati internazionali e della rilevanza del commercio estero in un contesto di ripresa post-pandemica, la Regione Umbria, intende infatti "svolgere sempre più il ruolo di facilitatore per tutte quelle imprese, in primis quelle di dimensioni più piccole e meno articolate organizzativamente, che già guardano o, avendone le potenzialità, potranno guardare in un prossimo futuro ai mercati internazionali, quali naturale sbocco per agganciare la ripresa economica e per rafforzare quindi la solidità del proprio business, contribuendo quindi, direttamente e indirettamente, a positive ricadute di natura economica – tecnologica e sociale per l’ intera regione".