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Perugia, incendio al palazzo di Fontivegge: condannata piromane e risarcimento per i residenti

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Alessandro Antonini
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E’ stata condannata a due anni e quattro mesi la piromane perugina di 36 anni accusata, nel rito abbreviato che si è tenuto ieri, di aver dato fuoco ai fondi di una palazzina a Fontivegge dove lei stessi abitava. Sono numerose le denunce che la donna ha alle spalle per accuse simili. In particolare legate ai roghi di auto nel quartiere.
In questo caso era accusata di aver provocato “un incendio nel palazzo condominiale situato al civico 1 di via Breve”, dove l’imputata risiedeva, in un appartamento del terzo piano, ospite di un uomo.

L’incendio è stato appiccato “nel fondo contraddistinto dal numero 3 del piano garage”, che ha coinvolto “gli impianti elettrici del locale sotterraneo, con sviluppo di fumi” e attraverso il vano, “l’intero stabile”, riporta il capo di imputazione.
Il rogo è stato domato in due ore grazie all’intervento dei vigili del fuoco e il fumo ha costretto tutti i condomini all’evacuazione. Non solo: la donna è stata anche accusata “di essersi impossessata, ai fini di profitto, di due valoge, nonché di un grosso peluche di ippopotamo”, sottraendoli dal fondo dove sarebbe entrata sfondando la porta di legno e facendo saltare la serratura. La sentenza è stata emessa ieri, dopo una articolata discussione, dal gip Natalia Giubilei, nell’immediato chiesto e ottenuto dall’avvocato della donna, Stefano Di Fiore. Il condominio, rappresentato dall’amministratore e alcuni condomini si sono costituiti parte civile con il patrocinio degli avvocati Marco Brusco e Valentina Gudini.


La condannata, già in carcere da gennaio di quest’anno, subito dopo l’incendio, è stata anche condannata al risarcimento dei danni provocati alle parti civili da liquidarsi in altra sede. “Soddisfazione” ha espresso l’avvocato Marco Brusco, che ha riferito di “un vero e proprio incubo vissuto dai condomini nel periodo in cui l’imputata ha vissuto nella palazzina, augurandosi che l’incubo sia, finalmente finito. La donna ha vissuto nell’appartamento dall’aprile 2020 al 5 gennaio 2021, fino cioè all’incendio. “In questo periodo, senza soluzione di continuità, sono state poste in essere numerose turbative e condotte moleste che hanno seriamente leso i più elementari diritti di tutti i condomini: dal lancio dal balcone di oggetti di vario tipo, compresi quelli infiammabili, all’imbrattamento di aree condominiali e lancio della spazzatura”, è scritto nella memoria difensiva di Brusco.