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Terni, Ast: niente agevolazioni dall'azienda per i green pass a chi non si è vaccinato

Maria Luce Schillaci
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Lo ‘spauracchio’ del green pass arriva all’Ast di Terni. Di fatto il certificato verde, con tutte le regole che ne conseguono, adesso si fa valere anche con chi lavora in viale Brin. Ed è subito maretta, con una sorta di braccio di ferro tra sindacati e azienda.

Del resto proprio l’azienda alza le mani e si rimette alle norme imposte dal Governo: chi non ha il certificato verde resta a casa. Tanto che adesso il rischio è che, da quando la regola dell’obbligo entrerà in vigore, ovvero dal 15 ottobre 2021, ci potrebbe essere il rischio di una sorta di paralisi perché, a quanto pare, non sarebbero proprio pochissimi i dipendenti senza il green pass, e dunque non vaccinati, con l’obbligo quindi ai tamponi periodici per entrare in fabbrica.

 

La questione è stata affrontata venerdì 1 ottobre 2021 in una riunione della commissione Covid convocata dalla direzione aziendale con le Rsu. L’azienda sarebbe decisa ad applicare scrupolosamente quanto previsto dal decreto legge. Non sono quindi piaciute le proposte avanzate dai sindacati interni, tra le quali l’introduzione di tamponi gratuiti o a prezzi calmierati per i non vaccinati, oppure la promozione di campagne informative sui vantaggi del vaccino per cercare di convincere i più diffidenti. I delegati, “in assenza di aperture da parte aziendale prima del 15 ottobre, invitano i lavoratori ad attenersi a tutto quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro vigente e denunciare qualsivoglia forzatura da parte dell’azienda”.

 

Nel frattempo sulle questioni relative alla vendita ad Arvedi interviene Federmanager: “Troviamo difficile - dicono - essere d’accordo con la viceministra Todde la quale ha proposto un tavolo ministeriale per seguire i vari step solo dopo la pronuncia dell’Antitrust italiano ed europeo. Il tavolo e le procedure di monitoraggio del periodo di passaggio – rimarcano - vanno attivate subito e ben prima delle decisioni dell’Autorità per la concorrenza”.

E dettano i punti: analisi delle autorità per la concorrenza sia italiana che comunitaria al fine di verificare che i perimetri degli asset interessati e le prescrizioni formalizzate nel 2014 con le quali veniva creato il quarto player europeo; fase di passaggio fino alla conclusione della procedura di vendita trasparente attraverso adeguate informazioni o l’istituzione di un soggetto supervisore; indicazione di almeno una sintesi del progetto di massima presentato dall’acquirente; confronto su un piano industriale dell’acquirente con i tempi e modalità che un accordo tra soggetti privati consentirà.

Sul piano politico arriva invece l’interrogazione del consigliere regionale M5s, Thomas De Luca che dalla presidente Tesei e la sua giunta vuole sapere “i piani della Regione Umbria e le risorse impegnare per sostenere il progetto di rilancio dell’area produttiva, oltre alla posizione della Regione nei confronti del governo nazionale per richiedere un nuovo piano nazionale della siderurgia che tuteli le posizioni lavorative”.