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Perugia, in classe col cellulare e picchia i bimbi. Maestra d'asilo a processo

In tribunale

Francesca Marruco
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“I bambini più piccoli erano quelli che la maestra puniva più spesso con maltrattamenti e violenza”, annotano i carabinieri della Stazione Fortebraccio che hanno visto le immagini catturate dalle microcamere che loro stessi avevano piazzato nell’asilo di Perugia dopo le denunce di alcuni genitori su presunti maltrattamenti da parte dell’insegnante. La stessa che, scrivono ancora i militari, “esercitava una forte influenza psicologica” su altri bimbi, soprattutto una bambina, “costretta a picchiare il suo compagno di classe” sotto gli occhi dell’educatrice che non interveniva. Che anzi “lo minacciava dicendogli che se non si fosse comportato bene avrebbe mandato l’altra bimba a picchiarlo”. Ma in altre occasioni, documentate dagli inquirenti, non aveva bisogno di coinvolgere altri bambini. I carabinieri descrivono infatti che in un caso, “dovendo riprendere un bambino in corsa, la maestra lo rincorre ed essendo stata vista dall’altra docente e dalla bidella simulava di essersi fatta male a causa dell’alunno. Atteggiamenti - annotano i militari - affiancati sempre da violenza sul piccolo mediante strattonate di braccia, accompagnamento del bambino in punizione mettendolo seduto con violenza sulla sedia o sulla panca”. 

 


L’inchiesta - per cui nei giorni scorsi si è tenuta un’udienza del processo di primo grado celebrato in sede di immediato dinanzi al giudice monocratico, Emma Avella - è nata dopo le denunce dei genitori dei bambini che a casa avevano iniziano a manifestare malesseri. Pianti, paure inspiegabili e poi qualche racconto sulla maestra che picchiava i compagni e gli urlava contro. Secondo il capo d’imputazione - i magistrati titolari dell’inchiesta sono i sostituti procuratori Laura Reale e Gianpaolo Mocetti - l’insegnante, che venne subito sospesa dalla scuola, ha maltrattato i bambini “colpendoli con calci, schiaffi, pugni, tirando loro i capelli, lasciandoli incustoditi o privi di attenzioni, in quanto teneva i tappi alle orecchie o faceva buio in classe (tenendo le tapparelle abbassate). Nella annotazione dei carabinieri si legge che l’insegnante “evidenziava l’assoluta incapacità di gestire la classe in quanto si estraniava essendo intenta al cellulare. Questo portava gli alunni a fare ciò che volevano facendo andare la classe fuori controllo. Solo quando la situazione diventava ingestibile, la maestra manifestava comportamenti irruenti con urla, minacce fisiche e psicologiche durante i quali la maestra era l’unica insegnante in aula e sempre molto attenta a non farsi vedere dagli altri insegnanti”. Ma qualcuno l’ha vista e ha testimoniato contro di lei. 

 


I sei genitori dei bambini si sono costituiti parte civile con gli avvocati Michele Titoli e Andrea Castori, mentre la maestra imputata, una 51enne della provincia di Perugia, è difesa dagli avvocati Gennaro e Claudio Esibizione, che dichiarano: “Allo stato del procedimento la difesa ritiene che le accuse siano eccessive, e non corroborate da prove sufficienti a sostenere condotte di tale gravità e che invece potrebbero rientrare, ove esistenti, nel ben più lieve reato previsto e punito per abuso dei mezzi di correzione, o addirittura si potrebbe escludere totalmente la loro rilevanza penale per la carenza dell’elemento soggettivo del reato”. Si torna in aula tra un mese.