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Dario Cassini: “Todi è l'amore più lungo della mia vita”.

Sabrina Busiri Vici
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Todi è l'amore più lungo della sua vita. Nessuna come lei. Dario Cassini, dunque, a buon diritto è tra i protagonisti della prima edizione di Umbria Cinema Festival in corso proprio nella città di Jacopone e sarà lui a chiudere domenica 19 settembre alle 19,30 con un condensato dello spettacolo Senza Glutine; a seguire si terrà il concerto Musiche da Oscar eseguito dall’Umbria Ensemble. 

 


Dario Cassini, da quanti anni vive a Todi?
E’ una delle storie d’amore più lunghe della mia vita. Non si è mai verificato neppure con una donna. E’ un posto che ho amato quando ci sono arrivato a 40 anni. Ora, con un figlio che qui va in prima elementare, l'apprezzo ancora di più.
Non è l’unico artista che ha scelto questa città. 
Vero. Con Paolo Genovese e Rolando Ravello si è creato un legame di amicizia oltre che professionale.
Monreale (Cassini è appena arrivato dal festival siciliano ndr), Todi, Venezia. Tanti festival fanno bene al cinema?
Fanno bene ai film che hanno un’occasione in più per essere visti, giudicati e applauditi.
Sul festival di Todi quali sono le aspettative?
La professionalità di Paolo è già una garanzia. Umbria film commission sta già portando molto al territorio. 

 

 


Lei aveva una scuola di comicità a Todi. Che fine ha fatto?
Ho spostato il format ad Ancona perché passo gran parte del mio tempo al mare con mio figlio e mi sono fatto coinvolgere dalla Marche regione vicina all’Umbria per bellezza e cultura.
Presenterà a Todi un estratto del suo spettacolo Senza Glutine. Come lo condenserà?
Contestualizzerò lo spettacolo all'interno di un festival che parla di cinema. Ho voluto dare l’input, alla Karl Popper, rendendo meno cattiva la tv e parlando di alcuni dei telefilm della nostra infanzia. La stesura è ampia: parte della nuova teorie alimentari fino ad arrivare al piccolo schermo.
E’ d’accordo con i premi assegnati dalla giuria di Venezia?
Senz’altro. Poi è il pubblico che ha sempre l’ultima parola.
Pietro Castellitto, Gabriele Mainetti: che ne pensa della nouvelle vague italiana?
Straordinaria. La mia performance ne I predatori ha ricevuto buone critiche anche grazie a una sceneggiatura fantastica. Castellitto e Mainetti sono due trentenni che possono dare molto, per fortuna hanno bisogno di noi attori cinquantenni.
La stagione post Covid come si presenta?
Con qualche farraginosità, un po’ di ruggine, acciacchi vari ma vale il detto the show must go on con la convinzione che la partecipazione di ognuno è essenziale. Come in un film.