
Perugia, medico morto per Covid: la Procura chiede l'archiviazione

“Il decesso del dottor Brando costituisce una vicenda inquadrabile nelle tragiche, inevitabili, conseguenze dell’epidemia accomunandola alle altre analoghe che in maniera virulenta si sono ripetute in questo periodo”. Eccolo l’incipit della richiesta di archiviazione che il Procuratore capo, Raffaele Cantone il Procuratore aggiunto, Giuseppe Petrazzini, hanno inoltrato al gip di Perugia in merito all’inchiesta, rimasta contro ignoti, aperta dopo la denuncia querela dei familiari del dottor Stefano Brando, il medico di Perugia morto per Covid lo scorso anno. “L’assenza di terapie con efficacia risolutiva - si legge nell’atto - ha imposto protocolli basati su dati via via rilevati e pertanto, comportanti una ridotta sperimentazione, in tempo reale, nonché resi ancor più problematici a fronte di una serie di effetti ed esiti che delineano un quadro medico estremamente differenziato e articolato, mutevole da soggetto a soggetto. La dolorosa vicenda del dottor Brando, alla luce degli esiti della Ctu medico legale risulta interpretabile proprio alla luce di quanto appena delineato”.
Perugia, il medico morto per Covid, Brando, al 118: "Ricoverate solo i gravi, ma per alcuni pazienti potrebbe essere tardi"
Brando, “è risultato essere affetto da diabete e ipertensione. L’insieme dei dati valutati con il percorso ospedaliero di 23 giorni è stato caratterizzato da un iter del tutto in linea con i trattamenti del caso anche in termini di farmaci prescritti. Lo stesso trasferimento in terapia intensiva è stato motivatamente valutato valutato come non ritardato. Alla luce della Ctu il caso non può non essere ricondotto a quelle fatali evenienze che la patologia insorta viene ad avere sia per l’imprevedibilità in sé che per una condizione di preesistenti comorbilità”.
Perugia, medico morto per Covid, l'autopsia: "Nessuna colpa dei sanitari che lo ebbero in cura"
Quanto alle osservazioni di parte con cui il medico legale nominato dalla famiglia Brando sostiene che “che il ritardo nel ricovero ospedaliero abbia nuociuto all’esito favorevole della malattia” i magistrati scrivono: “Le pur pregievoli osservazioni richiamanti una asserita carenza di analisi controfattuale, a loro volta scontano tale dato, poiché non apportanti elementi che facciano emergere come 24 ore di anticipo nel ricovero, al di la degli elementi oggettivi circa l’esigenza del medesimo, avrebbero potuto determinare un diverso sviluppo degli eventi considerato che il dottore trascorse oltre 3 settimane in ospedale”. I familiari, assistiti dall’avocato Marco Piazzai, hanno 20 giorni per decidere se presentare opposizione all’archiviazione.
Perugia, morte del medico Brando: "Il ritardo del ricovero ha pregiudicato la sopravvivenza"