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Perugia, picchiata dal marito pure in gravidanza: la donna denuncia anni di abusi

Fra. Mar.
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Picchiata e maltrattata dal marito anche quando era incinta. In quell’occasione le ruppe pure un labbro e le fece cadere dei denti. Un inferno da cui Lory (nome di fantasia, ndr) aveva provato a uscire denunciando il consorte. Ma poi la paura e l’impossibilità di andare avanti da sola l’avevano portata a ritirare la denuncia. L’anno scorso poi il pugno sul viso che le aveva anche provocato la rottura degli occhiali da vista. Quella volta aveva avuto di nuovo troppa paura e aveva chiamato i carabinieri. L’avevano portata al Pronto Soccorso. E lei aveva denunciato. E aveva decido di chiedere aiuto a un centro antiviolenza. Uno dei tanti in Umbria in cui si aiutano le donne a dire basta ai soprusi dei loro compagni-padroni. In sede di denuncia la donna aveva spiegato di aver passato gli ultimi anni in balia del marito violento. 

 


Adesso il pm della Procura di Perugia, Gianpaolo Mocetti, ha chiesto l’archiviazione per l’accusa di maltrattamenti disponendo l’apertura di un fascicolo per lesioni lievi. “ Alla richiesta dell’accusa si è opposta l’avvocato della donna, il legale Sara Pasquino. E il gip, Natalia Giubilei, ha fissato la trattazione nella prossima settimana. Nell’atto di opposizione, l’avvocata, da sempre in prima linea per i diritti delle donne, scrive: “La richiesta appare immotivata e infondata e fa emergere un’allarmante sottovalutazione della violenza di genere. La donna - è ancora l’atto -ha denunciato che le violenze durano da dieci anni e vive con l’ansia per come possa comportarsi il marito”.

 


E ancora, ”Considerare il vissuto della donna come ‘estrinsecazione della crisi del rapporto affettivo tra indagato e persona offesa deterioratosi nel tempo’ come sostenuto dal pm significa non qualificare correttamente i singoli episodi come atti a realizzare una condotta complessiva di persecuzione e umiliazione e volti a minare l’integrità morale e personale della persona offesa, di fatto sminuendone la portata intimidatoria e non ascrivendo alle condotte maltrattanti il corretto disvalore in termini giuridici. La difesa non può inoltre non evidenziare come le condotte siano state prese in esame solo rispetto alle violenze fisiche. Giova ricordare che i maltrattamenti sono anche psicologici”.