
Esplosione a Gubbio, indagati per disastro e duplice omicidio colposo i titolari della ditta. Accertamenti su nuovo macchinario per la cannabis

Disastro e omicidio colposo, più le lesioni, anche queste colpose Sono i reati per cui risultano indagati Gabriele Muratori ed Alessandro Rossi, i responsabili della Greenvest, la cui sede a Gubbio è esplosa ingoiando tra le fiamme e sotto le macerie le vite di due lavoratori, Samuel Cuffaro di 20 anni e Elisabetta D’Innocenti di 52. Il pm Gemma Miliani ieri ha interrogato Muratori per ricostruire l’attività del laboratorio di produzione di cannabis light. E’ stata accertata la presenza di fusti di pentano, un idrocarburo saturo a cinque atomi di carbonio, una sostanza molto infiammabile che si usa per abbattere la soglia di Thc, il principio attivo della cannabis per renderla di uso terapeutico e fornirla ad altre ditte. Miliani ha anche disposto un accertamento irripetibile per cristallizzare la presenza di fusti all’esterno dell’edificio esploso in zona Sette Strade.
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Ce n’erano almeno quattro. Sopra la scritta “pentano”. Anche Rossi è stato sentito dalla pg che indaga - i carabinieri di Gubbio - per ricostruire gli attimi prima delle esplosioni. In base ad una prima ricostruzione è emerso che nel laboratorio, al primo piano, dove si usa il pentano per ridurre il Thc insieme ad ultrasuoni, sarebbe stato utilizzato un “nuovo macchinario”. L'avvocato degli indagati, Monica Bisio, però smentisce questa ipotesi. "Muratori nega la presenza di un nuovo macchinario. Rossi ha rilasciato spontanee dichiarazioni ma è sedato e ricoverato in ospedale. L'azienda aveva la certificazione di inizio attività, con regolari contratti. Venivano utilizzati ultrasuoni e pentano, sostanza meno pericolosa del butano, per la lavorazione, questo lo confermo", spiega Bisio, La Procura sta comunque verificando se prima della tragedia siano state messe in atto nuove fasi di lavorazioni non sperimentate prima. L’obiettivo era abbattere il principio attivo della cannabis sotto lo 0,6% (soglia di legge in Italia) e portarlo allo 0,2, così da renderlo meglio sdoganabile anche fuori dall’Italia. Il nodo da sciogliere è quello sulle autorizzazioni e il rispetto delle norme antincendio. Ubaldo Minelli, avvocato della famiglia di Samuel Cuffaro, ieri ha preso parte alle operazioni di messa in sicurezza dello stabile posto sotto sequestro, annesso a una privata abitazione. “Ho assistito alle operazioni di messa in sicurezza dell’immobile”, ha detto Minelli, “e ho potuto constatare che i locali dove veniva utilizzata una sostanza altamente pericolosa non erano idonei a garantire la sicurezza dei lavoratori”. Dipendenti tutti con regolare contratto. Resta da vedere se erano rispettare le prescrizioni previste per l’utilizzo di un combustibile come il pentano. Nei pressi dello stabile è stato fotografato un barbecue. Ma non ci sono norme o regolamenti codificati a livello nazionale. Per la lavorazione della cannabis si assiste così a “sperimentazioni” con solventi e sostanze molto pericolose.
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L’unica cosa certa è che il pentano è tra queste. “E’ comunque una lavorazione ad alto rischio”, ha spiegato il responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Usl 1 Giorgio Miscetti, “che prevede accurate precauzioni e prescrizioni”. Servirà una perizia dettagliata per scoprire le cause delle esplosioni (almeno tre) che hanno fatto crollare le pareti, il tetto, tutto. Il pentano è molto infiammabile. Basta uno sfregamento per l’innesco. Da un primo focolaio è possibile poi che si sia verificata una reazione a catena per la presenza di altri contenitori e da lì le deflagrazioni così forti e potenti da essere state sentite a Gubbio. E’ stato sentito come persona informata dei fatti anche Giorgio Mosca, l’imprenditore edile proprietario dell’immobile dato in affitto alla Greenvest. Al momento delle esplosioni era nel suolo rustico ricavato tra il laboratorio e la civile abitazione, al piano terra. Ha fornito dettagli in merito alla struttura dei locali. Stando a quanto ricostruito, fino a qualche anno fa l’immobile era destinato all’attività di allevamento di polli.
Saranno effettuati effettuati domani gli esami autoptici di Elisabetta D’Innocenti nata Roma nel 1968 (madre di due figlie, risiedeva a Padule) e Samuel Cuffaro, del 2001. L’incarico è stato affidato al dottor Massimo Lancia, del tribunale di Perugia, lo stesso che ha effettuato venerdì sera la ricognizione cadaverica sul luogo dell’incidente. Le autopsie dovranno fornire le risposte ai quesiti posti dal magistrato inquirente per risalire con esattezza alle cause della morte, tenendo conto anche, ovviamente, dagli elementi di conoscenza forniti dalla super perizia dei vigili del fuoco. Si terrà conto anche della posizione in cui sarebbero stati ritrovati all’interno di ciò che restava del laboratorio: il cadavere di Samuel Cuffaro è stato recuperato vicino alle scale; Elisabetta D’Innocenti, il cui corpo è stato individuato solo molte ore più tardi, era invece in un angolo opposto della stanza a diversi metri di distanza.
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