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Perugia, ergastolano evade dal carcere di Capanne: è caccia all'uomo

Francesca Marruco
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Un ergastolano è evaso dal carcere  perugino di Capanne. Si tratta di Domenico D'Andrea, un 38enne napoletano che venne condannato per rapina e omicidio nel 2007. D'Andrea, noto a Napoli col nomignolo di Pippotto, era stato condannato all'ergastolo per la rapina e l'omicidio di Salvatore Buglione, un edicolante di Napoli che venne aggredito da D'andrea e la sua baby gang. L'edicolante reagì e venne ucciso con una coltellata al cuore. A quell'epoca l'ergastolano, aveva 23 anni e già un nutrito curriculum criminale fatto di furti al Vomero .

 

 

 

A Capanne era stato ammesso ai lavori ai sensi dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario. Lavorava nella portineria dell'istituto penitenziario. E' probabile quindi che abbia scavalcato un muro di cinta non particolarmente alto, o una recinzione.  L'uomo infatti lavorava in un'area parzialmente esterna. Il tutto si è verificato all'incirca alle ore 13.30. In città è scattata la caccia all'uomo: tutte le forze di polizia, penitenziaria, polizia, carabinieri sono impegnati nella ricerca del condannato. In volo c'è anche un elicottero.  “Adesso è prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe: “Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del carcere di Capanne”. 

 

 

Fabrizio Bonino, segretario nazionale Sappe per l’Umbria, ricostruisce gli eventi: “L’uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere ed ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa, vista anche l’esiguità del personale presente nei servizi esterni. In svariate occasioni, il Sappe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso l’Istituto perugino di Capanne”. Per i sindacalisti del Sappe, dunque, “questa è una evasione frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulle condizioni di sicurezza dell'istituto. Se fossero state ascoltate le continue denunce, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.