
Scambio di mazzette, arrestati per corruzione funzionario della Regione Umbria e imprenditrice

Arrestati in flagranza di reato, l’ipotesi di accusa è corruzione.
Per una imprenditrice del Perugino e un funzionario della Regione Umbria sono scattate le misure cautelari: i magistrati indagano su presunte mazzette consegnate a seguito di facilitazione su autorizzazioni ambientali nel settore delle cave. I carabinieri forestali del comando di Perugia sono intervenuti, su richiesta della Procura della Repubblica, proprio al momento della commissione del reato ipotizzato nel fascicolo di inchiesta. Le attività di estrazione mineraria si trovano nel capoluogo.
Ieri il gip Valerio D’Andria dopo gli interrogatori di garanzia ha convalidato gli arresti: la donna è stata rimessa in libertà. Per il funzionario regionale l’iniziale ipotesi di reato di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio è stata riqualificata in corruzione per l’esercizio della funzione. Ora si trova ai domiciliari.
Al centro ci sono le autorizzazioni per le estrazioni che gli uffici Ambiente di Palazzo Donini rilasciano alle ditte che lavorano nel settore cave. I due sono stati sorpresi durante lo scambio di tremila euro nel parcheggio di un esercizio commerciale della città.
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Il sostituto procuratore titolare del fascicolo è Mario Formisano. Ieri in tribunale c’era anche il Procuratore capo Raffaele Cantone (nella foto). E’ una delle rare indagini in Umbria degli ultimi anni che ha fatto scattare arresti per una corruzione in flagranza di reato.
Le attività investigative, attuate con intercettazioni telefoniche e appostamenti tradizionali, hanno portato alla scoperta della dazione tra l’imprenditrice e il funzionario pubblico. Quest’ultimo è indagato anche nell’ambito di un fascicolo della Procura di Ancona del 2018 che riguarda sempre procedure autorizzative di cave. In questo caso a Gualdo Tadino. L’indagine che ha portato ai due arresti è uno stralcio di quella marchigiana.
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Per la svolta investigativa culminata con il doppio arresto sono state decisive le intercettazioni ambientali e telefoniche, già scattate per l'inchiesta extraregionale e proseguite su richiesta della Procura perugina.
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