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Perugia, tensione in carcere: detenuta sputa in faccia all'agente

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Ancora alta tensione in un carcere dell’Umbria. A dare la notizia è Fabrizio Bonino, il segretario nazionale per la regione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che racconta quanto è avvenuto nel carcere Capanne di Perugia: nella giornata di sabato 13 agosto, "mentre l’agente di polizia penitenziaria addetta alla sezione femminile stava aprendo le celle per consentire alle detenute di accedere al cortile dei passeggi, una donna peruviana, con fine pena pena 2029 per reati di estorsione e minacce, già protagonista di diversi eventi critici finalizzati ad alterare l’ordine e la sicurezza interna, si è scagliata contro la poliziotta con chiari ancorché incomprensibili atteggiamenti provocatori e violenti".

Il sindacalista spiega inoltre che "l'agente è riuscita a chiudere la porta della cella ma la detenuta ha tentato comunque di colpirla e ha preso a sputarle in faccia e sulla divisa. Solo grazie all'ausilio del personale di polizia intervenuto si è potuto evitare il peggio. Ancora una volta, dunque, assistiamo all'ennesima aggressione al personale di polizia penitenziaria della casa circondariale di Perugia. Auspichiamo che presto si possa intervenire su questa situazione visto che oramai le aggressioni stanno facendo statistica, purtroppo, e non si vedono provvedimenti concreti”.

Solidarietà e vicinanza al personale di polizia penitenziaria del carcere perugino di Capenne è arrivata anche da parte del segretario generale del Sappe, Donato Capece, che ha stigmatizza "la mancata assunzione di provvedimenti da parte del Ministero della Giustizia a tutela dei poliziotti penitenziari”. Purtroppo si tratta dell'ennesimo episodio di violenza in una casa circondariale. In passato sono stati numerosi i fatti del genere, tra l'altro aumentati in questa delicata fase della pandemia Covid dove la tensione all'interno degli istituti di pena è aumentata in maniera notevole praticamente in tutte le carceri del Paese dove la polizia penitenziaria è costretta a lavorare con meno uomini di quelli che sarebbero necessari.