
Covid Umbria, Tar riapre i centri estetici nelle zone rosse. Il comitato: "Le nostre preoccupazioni restano"

Tutti i centri estetici situati nei comuni ricompresi nella zona rossa, anche dell’Umbria, sono di nuovo aperti: il Tribunale amministrativo del Lazio li ha equiparati alle altre attività previste per i servizi alla persona che possono essere svolte sulla base di quanto stabilito dal Dpcm del 14 gennaio scorso. Il ricorso è stato vinto da Confestetica, l'associazione maggiormente rappresentativa delle estetiste.
Il pronunciamento ha avuto effetto immediato. La Regione Umbria ha subito inviato copia della relativa sentenza del Tar del Lazio alle Prefetture di Perugia e Terni, all’Anci Umbria, alle Province di Perugia e Terni, a tutti i Comuni della provincia di Perugia ed a quelli di Amelia e San Venanzo ed alla Camera di Commercio regionale.
L'Umbria in zona rossa chiede ristori e vaccini al governo
“Finalmente si riconosce la disparità di trattamento tra parrucchieri ed estetisti - dice Chiara De Meo, presidente del comitato Etu (estetiste titolari Umbria), legalmente iscritto e che raccoglie una cinquantina di adesioni in tutta la regione - ci manteniamo comunque prudenti perché, come è successo ì per le scuole, il Consiglio di Stato potrebbe ribaltare questa decisione. In più restano intatte tutte le preoccupazioni per il nostro futuro”. Chiara De Meo ricorda le vicissitudini che i centri estetici sono stati costretti a sopportare dall’inizio dell’emergenza: sono stati chiusi dal 10 marzo al 18 maggio 2020, poi riaperti. Da ottobre, con l’Umbria finita in zona arancione, sono stati vietati gli spostamenti tra comuni facendo sì che il numero di clienti, già in diminuzione per colpa della paura del contagio nonostante i rigidi protocolli di sicurezza, calasse ulteriormente. I centri estetici sono stati di nuovo chiusi in alcuni giorni del periodo natalizio per effetto del rosso alternato imposto dal governo a tutto il Paese, quindi il 24 e 31 dicembre ma anche nella prima settimana di gennaio. E ancora dall’8 febbraio, quando in rosso è finita la provincia di Perugia e alcuni comuni del Ternano. “Tutto questo ha determinato una enorme perdita di incassi per una categoria che in più di un’occasione si è sentita totalmente dimenticata - evidenzia Chiara De Meo - Servono ristori, aiuti veri che ci permettano di andare avanti”. A questo proposito sarebbe stato già programmato un incontro con i rappresentanti della Regione.
Domani vertice per rivedere gli spostamenti tra regioni. Si parlerà anche di scuole, impianti da sci e vaccini
“Accogliamo con molto favore la sentenza del Tar ma la consideriamo una mezza vittoria e non solo perché potrebbe venire azzerata da un pronunciamento del Consiglio di Stato quanto piuttosto perché i problemi della categoria sono e restano tanti - evidenzia Marina Gasparri (Cna Umbria) - Ci sono attività che si sono ritrovate con il fatturato dimezzato per colpa dell’emergenza Covid e non stare in zona rossa significa non poter godere dei ristori. Quello che noi chiediamo con forza, e lo abbiamo già fatto nel corso di una prima interlocuzione con il governo, è una deroga al divieto di spostamento tra comuni per tutti quei servizi che si basano su un rapporto fiduciario tra cliente e titolare dell’attività”.
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