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Umbria, l'infettivologa Francisci: "Varianti molto diffuse, verosimile causa del grande aumento di contagi"

Francesca Marruco
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“E’ verosimile che le varianti si siano diffuse ampiamente e che questo fatto giustifichi un notevole incremento dei casi nella provincia di Perugia, aumento osservato a partire dalla fine di dicembre”. E' quanto sostiene la professoressa, Daniela Francisci, direttrice della Struttura complessa di malattie infettive dell'azienda ospedaliera di Perugia, da ormai un anno  in trincea per combattere il virus nel suo reparto, ormai al limite. 

Professoressa cosa sappiamo fino ad ora delle varianti inglese e brasiliana isolate anche in Umbria? C'è evidenza che la variante inglese sia più diffusibile nell'età pediatrica?

“La variante inglese è stata segnalata verso la fine del 2020 nel Sud del Regno Unito e ha cominciato a diffondersi ampiamente dal dicembre scorso. Almeno 70 Paesi, tra cui l’Italia ne hanno segnalato la presenza. La variante presenta una delezione del geneS che codifica per la proteina Spike e questo si traduce nella mancata rilevazione del gene S nei test diagnostici molecolare. E’ maggiormente trasmissibile, ma non ci sono dati se questa maggiore contagiosità è anche associata ad una maggiore gravità della malattia. Non sembra alterare l’efficienza dei vaccini attualmente in uso. Colpisce tutte le età e sembra essere rilevata più frequentemente nei bambini nei quali tende a dare forme lievi. La variante “brasiliana” è stata identificata a Gennaio 2021 in Giappone in soggetti provenienti dal Brasile. E’ stata fino ad ora segnalata in 8 Paesi tra cui l’Italia. Non modifica i test diagnostici, non presenta delezioni del gene S, è maggiormente diffusiva ma non abbiamo dati sulla severità di malattia. Sembrerebbe attenuare ma non abolire la risposta ai vaccini”.

 

 

 

Professoressa, stato possibile ricostruire come le varianti, inglese e brasiliana, siano arrivate in Umbria? Se si, c'è un paziente zero che abbia avuto un contatto diretto con i luoghi in cui queste sono più diffuse?

“I due pazienti con variante brasiliana sono stati identificati in un lotto di tamponi inviati a inizio gennaio all’ISS nell’ambito di un programma nazionale di sorveglianza. La risposta è arrivata il 3 Febbraio. I due pazienti non avevano un apparente link epidemiologico. E’ evidente che non erano loro i primi due casi e che la variante verosimilmente aveva già circolato nelle settimane precedenti nella nostra regione”.

Professoressa stati isolati altri casi di varianti rispetto ai primi due di brasiliana e ai successivi 12+18 emersi dai 42 tamponi inviati all'ISS? Quanto crede siano davvero diffuse rispetto ai campioni isolati? Professoressa, secondo lei l'aumento dei casi in provincia di Perugia è dovuto alle varianti?

“Ci stiamo organizzando per sequenziale altri campioni e per implementare la metodica presso la Struttura complessa di Microbiologia. E’ verosimile che le varianti si siano diffuse ampiamente e che questo fatto giustifichi un notevole incremento dei casi nella provincia di Perugia, aumento osservato a partire dalla fine di dicembre”.

Dopo l'adozione delle misure di contenimento, secondo lei cosa andrebbe fatto? Uno screening di massa con tamponi sequenziati ad esempio?

“Le misure di contenimento sono fondamentali, vanno rafforzate e applicate rigorosamente. Sono l’elemento cruciale insieme al contact tracing attuato con tempestività. A livello ministeriale si comincia a ragionare su un possibile prolungamento della quarantena a 21 giorni proprio nell’ottica di circoscrivere il rischio del contagio”.

Professoressa, ritiene che l'aumento dei ricoverati rispetto ai positivi (più alto ora rispetto alla prima e alla seconda ondata) sia dovuto alle varianti? O magari a una parte di positivi sommersi non individuati?

“La variante inglese nei bambini e nei giovani spesso da forme pauci sintomatiche, questo fatto unito alla elevata trasmissibilità facilita notevolmente la diffusione del contagio”.

 

 

 

L'ospedale di Perugia è in una situazione molto grave e senza precedenti. Non si erano mai registrati tanti degenti. Ci sono molti cluster anche in reparti puliti. Cosa non ha funzionato? Crede si possa fare qualcosa adesso? Se si, cosa?

“Rafforzare al massimo le misure di contenimento e la sorveglianza sui pazienti e sugli operatori sanitari. Non abbassare assolutamente la guardia anche se la quasi totalità del personale sanitario ha ricevuto la seconda dose di vaccino . Bisogna essere molto rigorosi, eliminare ogni possibile”.

Professoressa dal suo reparto se ne sono andati in cinque specialisti, assunti altrove con contratti più vantaggiosi. Cosa vuol dire perdere forza lavoro tanto importante in un momento simile? Come crede si possa intervenire?

“Perdere forza lavoro durante una epidemia di queste proporzioni è certamente un dato fortemente negativo. Stiamo cercando faticosamente di assumere altri medici infettivologi ma non è facile perché praticamente tutti sono già impegnati in altri ospedali Covid”.