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Covid in Umbria, il virologo Crisanti: "Servono più restrizioni"

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Alessandro Antonini
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“Se i contagi sono in aumento, in controtendenza rispetto al dato nazionale, è evidente che siamo davanti a un fenomeno anomalo. Servono ulteriori restrizioni rispetto a quelle nazionali. Le Regioni possono farlo, in autonomia”. Il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia a Padova, virologo di fama nazionale sull’emergenza Covid, commenta così i numeri della pandemia in Umbria e in particolare la trasmissione in crescita nei principali comuni della provincia di Perugia. Crisanti l’Umbria la conosce bene: è stato primario di microbiologia e virologia applicata all’università di Perugia. Qui è diventato noto in ambito scientifico per gli studi sulla malaria e le zanzare.

Ma i rapporti con l’ateneo perugino sono andati in pezzi: prima è stato fatto fuori come prof poi riammesso dall'Unipg, dopo una guerra giudiziaria vinta dal docente con tanto di richiesta di risarcimento. Nel 2018 si è dimesso per approdare a Padova. Nel frattempo è diventato uno degli esperti più quotati sul fronte Covid. E’ lui che ha isolato Vo' con i test a tappeto: lo studio è stato pubblicato su Nature. Crisanti è convinto che l’anomalia umbra non sia subito da addebitare ai due casi di variante brasiliana. “Due possono essere sporadici. Certo occorre sequenziare molto di più”, spiega. Quando era responsabile dell’istituto di genomica a Perugia disponeva di macchinari per il sequenziamento. “Sono rimasti lì, possono tornare utili”. Ma la prima cosa da fare è inasprire le misure. I comuni più colpiti hanno già chiuso le scuole e allargato il coprifuoco. “Servono almeno due settimane per vedere l’effetto delle restrizioni”, spiega Crisanti. Nel frattempo però è opportuno intervenire, se il contagio cresce ancora. L’epidemiologo del Cts umbro, Fabrizio Stracci, approfondisce l’analisi con gli ultimi dati alla mano e spiega che “sarebbe una scelta saggia autoproclamarsi zona rossa, sia per limitare il contagio interno sia per evitare che si estenda all’esterno”. Scelta obbligata se la situazione dovesse peggiorare, come peraltro indicano le proiezioni statistiche prodotte all’interno del nucleo epidemiologico. Anche Stracci indica la necessità di ulteriori restrizioni, nei comuni e nei territori dove il contagio è in ascesa. Anche prima di superare la soglia dei 200 mila casi ogni 100 mila abitanti.

La Regione per ora resta ferma sulle misure indicate sugli oltre 30 comuni a rischio. Venerdì è attesa la cabina di regìa nazionale col report Iss: l’Umbria è osservata speciale non solo per gli indicatori in crescita, ma anche per la citata variante brasiliana. Si aspetta il responso sui 42 campioni inviati per la verifica. Anche da qui la scelta se confermare le restrizioni della zona arancione o entrare subito in rosso.