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Covid Umbria, i ristoratori: la protesta migliore? Non pagare le tasse e chiedere i danni al governo. Intanto c'è chi chiude

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“La migliore forma di protesta è non pagare più le tasse, le utenze caricate di un mare di spese e chiedere i danni al governo”: Giobi Zangara, presidente regionale di Fiepet Confesercenti, non ha problemi ad esprimere la propria contrarietà, anche attraverso un post pubblico su facebook, all’apertura dei ristoranti domani, venerdì 15, in barba ai divieti. “Sono contrario perché non è giusto e servirebbe solo a metterci di nuovo contro e a prendere sanzioni ai nostri clienti”. Il presidente di Fiepet rimarca ancora una volta, però, come il fatto che i contagi continuino ad aumentare sia la dimostrazione che i ristoranti - chiusi da quasi tre mesi - nulla abbiano a che vedere con la diffusione del virus. Contrario alla protesta del 15  anche Gianni Segoloni del Caffè Bistrot di Piazza Matteotti, a Perugia. “La protesta vera - dice anche lui - è quella di non pagare le imposte con una regia nazionale”. Enrico Guidi, presidente di Mio Umbria, evidenzia che l’associazione, anche a livello nazionale, si dissocia totalmente dall’iniziativa. “Non crediamo che violare la legge sia il sistema migliore per ottenere qualcosa - dice - E non vogliamo rischiare di diventare il capro espiatorio, come già accaduto, nel caso di eventuali aumenti di contagio”. Per Confartigianato Terni, la crisi di bar e ristoranti non è più condivisibile: a rischio c’è la vivibilità e la coesione del territorio. Intanto a Corciano chiude una storica pizzeria, La Malafemmena. “Abbiamo deciso di chiudere a fine anno, non ce la facciamo più ad andare avanti”, dice il titolare Leonardo Cesarini che nel 2005 aveva aperto l’attività. “Non riuscivamo più neanche a pagare l’affitto e i titolari del locale, ovviamente, non potevano più aspettare”, aggiunge. Nel cartello affisso fuori dal locale c’è scritto: La Malafemmena chiude la sua attività causa Covid. Speriamo non sia un addio ma un arrivederci”