
Terni, Gianluca e Flavio uccisi dal metadone e dall'alcol: i risultati dell'esame tossicologico

Nell'indagine è coinvolto il 41enne ternano Aldo Maria Romboli, accusato di "morte come conseguenza di altro delitto", ora agli arresti domiciliari presso la comunità Cast Onlus di Spello.
Un cocktail, che si è creato nell’organismo, composto da metadone, in quantità relativamente modesta, e di alcol, la cui assunzione ha di fatto amplificato l’effetto dell’oppioide. E’ questa la causa della morte di Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi Peralta, i due ternani di appena 16 e 15 anni, trovati privi di vita nei rispettivi letti, dai loro genitori, il 7 luglio 2020.
A questa conclusione sono arrivati gli esperti che hanno analizzato i reperti e le rilevazioni dell’autopsia e dell’esame tossicologico sulle salme dei due ragazzi, eseguiti in maniera particolarmente approfondita, tanto che il lavoro è andato avanti per circa quattro mesi. A svolgere gli accertamenti sono stato i medici legali Massimo Lancia e Paola Melai, incaricati dalla procura di Terni nel contesto dell'indagine condotta dal procuratore capo Alberto Liguori e dal sostituto Raffaele Pesiri.
Un'indagine che vede coinvolto il 41enne ternano Aldo Maria Romboli, accusato di 'morte come conseguenza di altro delitto' (lo spaccio di sostanza), ora agli arresti domiciliari presso la comunità Cast Onlus di Spello. Le analisi eseguite dai dottori Lancia e Melai, quest'ultima competente per la parte tossicologica, hanno scandagliato una gamma di sostanze stupefacenti amplissima, oltre 270 comprese le droghe di ultimissima generazione. Concentrandosi, con metodologie in grado di rilevarne la minima presenza, sia sui liquidi corporei che sui capelli dei due ragazzi. Il dato emerso è che nei loro corpi non vi erano altre sostanze fuorché il metadone, oltre all'alcol. E l'effetto tanto ritardato (6/8 ore) quanto depressivo sull'apparato respiratorio dei due giovanissimi, unito a quello - del tutto analogo - dell'alcol, ha portato alla tragedia che ha lasciato attonita un'intera città.
Sul piano investigativo, gli elementi emersi dall'accertamento medico legale sembrano coerenti con quanto sin qui emersi in fase di indagine e soprattutto con la ricostruzione fornita dallo stesso Romboli che, interrogato, aveva affermato di aver ceduto ai due, per 15 euro, una bottiglietta di sciroppo riempita a metà con metadone - poi consumata in parte insieme a loro - diluito con acqua. Non codeina né altre droghe.