
Umbria, emergenza anestesisti: la Regione pronta a richiamare quelli in pensione

Intersindacale medica: assunzioni subito o sarà il collasso
La Regione pronta a fare ricorso anche al personale in pensione per far fronte all’emergenza anestesisti. Trentacinque quelli di cui c’è bisogno per mettere a punto il piano di ampliamento delle terapie intensive negli ospedali dell’Umbria stando a quanto emerso dai piani di fabbisogno del personale delle Aziende sanitarie regionali, almeno 50 secondo Alvaro Chianella, presidente regionale Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori) intervenuto ieri pomeriggio alla videoconferenza stampa promossa dall’Intersindacale medica. “La situazione relativa alla carenza di organico è gravissima – ha evidenziato Chianella – speriamo che la curva dei contagi si riduca sensibilmente altrimenti il sistema sanità rischia di non reggere”. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali presenti (oltre a Aaroi-Emac, Anaao Assomed, Cimo, Cisl medici Fassid, Fesmed, Fp Cgil medici, Smi-Fvm, Uil Fpl medici) hanno evidenziato come a pesare sull’attuale situazione ci sia anche una mancata riorganizzazione nei mesi di tregua che il Covid ha concesso. Giovanni Lovaglio, coordinatore dell’Intersindacale, ha posto l’accento nel suo intervento proprio su questo aspetto specificando che ora bisogna correre ai ripari accelerando il percorso delle assunzioni. “Non è possibile risolvere il problema attraverso le normali procedure concorsuali - ha spiegato .- altrimenti si rischia di andare verso una graduale saturazione, servono procedure speciali e urgenti, attingendo anche dalle scuole di specializzazione”. L’intersindacale ha sottolineato anche la necessità di un lockdown di almeno tre settimane per le categorie a rischio, trasformare alcuni presidi ospedalieri in totalmente Covid, ricorrere alla diagnostica strumentale mobile, da posizionare in aree strategiche esterne ai presidi ospedalieri e puntare molto sulla prevenzione. “Questo ampliando la gamma dei laboratori per l’esecuzione dei tamponi ma anche potenziando le dotazioni organiche delle Usca per l’assistenza domiciliare e dei tracciatori medici”, ha spiegato Maurizio Lucarelli (Smi-Fvm Umbria). Marco Coccetta, segretario regionale del Cimo, ha parlato dell’emergenza Covid come di un vero e proprio tsunami per i medici che ogni giorno si trovano a gestire l’emergenza. E’ stato anche ricordato come non ci si possa dimenticare di tutto il non Covid considerando che i “morti per patologie cardiovascolari e tumori sono molti di più”.