
Fondo Monteluce a rischio default e 50 milioni azzerati: indaga la Corte dei conti

La procura regionale della Corte dei conti sta compiendo accertamenti sul caso Monteluce.
A luglio la magistratura contabile ha acquisito in Regione tre faldoni di documenti relativi al fondo immobiliare nato quattordici anni fa e oggi a rischio default. La conferma arriva da Palazzo Donini. L'obiettivo è capire se c'è stato o si va profilando danno erariale nell’operazione a perdere che dal 2006 ha visto coinvolti Regione e Università che per valorizzare gli immobili dell’ex Policlinico si sono lanciate nella costituzione di un fondo comune di investimento chiuso. Un’operazione speculativa con beni pubblici. Ad oggi le quote perse in capo al pubblico sono di oltre 50 milioni: a tanto potrebbe arrivare l’ipotesi di danno all’erario. E’ stata chiesta e acquisita anche una relazione dettagliata su tutta la vicenda. Le selezione è stata promossa dalla Regione Umbria e curata da Nomura Bank. Unico immobile collocato l’ex ospedale San Giovanni di Foligno. L’ex policlinico perugino è rimasto al palo. A parte l’insediamento - in ritardo - degli uffici del comune e di qualche attività commerciale. Il gestore, Bnp Paribas, ogni anno ha segnalato i problemi. Complice la crisi del 2008, con la svalutazione del mattone, c’è stato il tracollo. Il valore complessivo delle quote, 52.150.000 euro, si è azzerato. Ed è andato in negativo. “Al 30 giugno 2019 il valore complessivo netto del Fondo di classe A è negativo pari a euro -31.316.830; il valore unitario di ciascuna delle quote di classe A è pari ad Euro -149.841,29. Il valore complessivo netto del Fondo di classe B, così come il valore unitario di ciascuna delle quote di classe B, è nullo”, è scritto nella relazione 2019. Uno degli atti presi dalla Procura. Poi c’è la perdita di esercizio: 3,1 milioni. In caso di liquidazione, seppure controllata, sono da rifondere i creditori. Altri quattro milioni. La scappatoia c’è: col progetto ponte, senza il rischio revocatorie, si potrebbero vendere alcune porzioni degli immobili. A partire dalla casa della salute, ancora da completare, su cui è sfumata due anni fa l’opzione della Usl 1. Ma non ha ancora ricevuto risposta il documento presentato dalle imprese creditrici. Firmato cioè dalle 39 ditte che devono ancora riprendere tre milioni di euro per i lavori effettuati. Il documento è una lettera appello e anche una “proposta per salvare Monteluce”. Oltreché le stesse imprese in bilico. “Dopo attenta analisi tecnico-economica, riteniamo di poter avanzare alcune tra le possibili proposte operative, necessarie agli incassi che a tutt’oggi sembrano mancare al fondo, al suo gestore e ai soci”, è scritto nella missiva. “La vendita dei parcheggi sottostanti della cosiddetta seconda piazza, al pari della casa della salute, l’interesse manifestato per la nuova sede dell’istituto zooprofilattico e la volontà da parte di Ater di acquisire immobili da cedere contestualmente ad altri enti regionali, sono solo alcuni dei possibili scenari risolutivi”, è riportato nel documento. “Idee concrete”, scrivono le imprese, “che attengono esclusivamente alle competenze e alla volontà di Regione e Università, chiamate a decisioni urgenti”. L’obiettivo è evitare il fallimento con vendita in blocchi. Ma tanti milioni risultano ormai persi. La ricostruzione dei fatti, delle responsabilità e degli eventuali illeciti è in capo ora alla Corte dei conti.