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Commercio illegale al telefono, la polizia postale stronca ladri di dati sensibili: 20 tra arresti e denunce

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Tre agenti della Polizia postale di Perugia, insieme ai loro colleghi di Roma, Napoli e Ancona, hanno sgominato una banda di ladri di dati sensibili per foraggiare il commercio illegale via telefono. Dipendenti infedeli di compagnie telefoniche che rubavano i dati protetti (nomi, cognomi e numeri di cellulare) dalle banche dati, fornendole a intermediari che gestivano il commercio illecito e titolari di call center telefonici che sfruttavano le informazioni per contattare i potenziali clienti e lucrare le previste commissioni, che arrivano fino a 400 euro per ogni nuovo contratto stipulato. Le vittime dei “furti” erano anche in Umbria. L’operazione “Data Room”, coordinata dalla Procura di Roma, e condotta dagli investigatori specializzati del Centro nazionale anticrimine informatico della Polpost, con la collaborazione dei compartimenti di Napoli, Perugia, Ancona e Roma, ha portato a 20 provvedimenti cautelari, in particolare 13 arresti domiciliari e 7 ordinanze di obbligo di dimora e divieto di esercitare imprese o ricoprire incarichi direttivi in imprese e persone giuridiche. Sei altre persone risultano indagate e sono state svolte diverse perquisizioni. I provvedimenti cautelari si sono concentrati in Campania. Tutto nasce a febbraio da una denuncia di Telecom Italia, nella quale si segnalavano vari accessi abusivi ai sistemi informatici gestiti da Tim, riscontrate quantomeno a partire dal gennaio 2019. Gli accessi abusivi avvenivano tramite account o virtual desktop in uso ai dipendenti di gestori di servizi di telefonia e di società partner per l’accesso ai database, chiavi spesso carpite in modo fraudolento, direttamente gestiti dalla stessa società denunciante, in ragione della concessione delle attività di manutenzione della infrastruttura telefonica nazionale. La “filiera criminale”, all’interno della quale ogni componente ha uno specifico compito aveva predisposto addirittura degli “automi”, grazie alla collaborazione di un esperto programmatore romano, anche lui colpito da misura cautelare, ossia dei software programmati per effettuare continue, interrogazioni ed estrazione di dati.