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Perugia, Comotto: "Vogliamo ripartire da Caserta"

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Il diggì fa il punto: "Vanbaleghem la grande sorpresa". I tifosi? "Santopadre ha dato un segnale"

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Agosto 2020. Il Perugia è retrocesso in Lega Pro da qualche giorno. Il telefono di Gianluca Comotto, squilla. A cercarlo, è il presidente Santopadre. Il futuro direttore generale immagina cosa gli verrà chiesto da lì a breve. Sa che sposerà nuovamente la causa del Grifo ma prima di dire “sì” ha un flash che sa di premonizione: quello di dover riportare i biancorossi in cadetteria. Missione compiuta. Nove mesi dopo il Perugia è in Serie B dove, secondo il diggì, dovrà cercare di consolidarsi. Di mantenere la categoria. Con Caserta in panchina. Comotto, cosa ha pensato appena è finita la partita di Salò? “L’avvicinamento a quella gara è stato così stressante che al fischio finale avrei pensato di vivere emozioni più forti. Mi è sembrato di aver fatto semplicemente il mio dovere”. E dire che non è stato facile vincere il campionato…“Certamente. Ma era il mio obiettivo. Quando il presidente Santopadre mi ha contattato la scorsa estate ho subito pensato di dover riportare il Perugia dove merita di stare. E’ stato un filo logico che mi ha dato la spinta per superare i momenti difficili e mettere la faccia anche a costo di fare dichiarazioni poco simpatiche ma utili per compattarci e levare alibi. Vincere da dirigente è stato più duro rispetto a quando giocavo”.

 

Quali erano le sue sensazioni dopo la sconfitta di Padova ed il pareggio di Fermo? “Dopo il ko dell’Euganeo il rammarico era legato al fatto che quella partita non ce la fossimo giocata fino in fondo. A livello societario avremmo dovuto trasmettere maggior convinzione di poter vincere. Se così fosse stato, ce l’avremmo fatta. Loro mi sembravano terrorizzati. Contro la Fermana, se Vano non fosse stato espulso avremmo vinto facilmente. Poi, ho avuto anche paura di perdere. Alla fine, un po’ di rammarico c’era ma non ho mai pensato che fossimo spacciati”. Quando ha preso coscienza di poter andare davvero in Serie B? “Con la Triestina siamo passati dalla depressione all’euforia. Quella vittoria ci ha dato la spinta e la consapevolezza che qualcosa fosse cambiato”. I momenti che ricorda con maggior piacere? “Quando nel corso dell’anno Bianchimano è stato decisivo. E pensare che all’inizio della stagione venivamo derisi perché era in rosa. Ora, deve continuare ad avere una crescita mentale per poter fare una categoria superiore”.

 

E’ lui il grifone che l’ha “sorpresa” di più? “Anche Vanbaleghem. E’ stato molto importante. Ha un’incredibile abnegazione e professionalità”. Ripartirete da Caserta? “Sì, credo e sono sicuro che sarà l’allenatore del Perugia”. Si immagina una Serie B diversa rispetto a quella che ha lasciato con il Grifo? “Sarà più difficile”. Con quali ambizioni la affronterete? “Per noi la cadetteria è un bene prezioso che va preservato. Dobbiamo consolidarci in una categoria dura, in cui gli equilibri vengono spostati da tanti piccoli fattori. L’obiettivo è la salvezza”. In ottica mercato, sarà rivoluzione o restaurazione? “Verranno fatte valutazioni a 360 gradi ma è ancora tutto molto prematuro”. Il suo sogno da “uomo” del Perugia? “Vedere una società che cresce anno per anno, senza fare il passo più lungo della gamba. E’ la filosofia del presidente, quella che quest’anno ha permesso di poter costruire una squadra competitiva”. Si augura di ritrovare definitivamente unità tra la tifoseria e la società? “Sì, ma ho sempre percepito la spinta dell’ambiente di voler riportare la squadra in Serie B. Dopo la promozione, il presidente ha fatto un comunicato di grande intelligenza e umiltà. Ha voluto dare un segnale”.