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America's Cup, in attesa delle regate Luna Rossa e New Zealand si sfidano con il simulatore

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Una America's Cup al simulatore. Magari questa è una provocazione soltanto, ma rispetto a quattro anni fa, quando Oracle portò a disputare il trofeo a Bermuda, con gli Ac75 volanti, il simulatore è diventato uno strumento d’arredo di tutte le basi dei team e si è enormemente evoluto da allora, tanto da essere un “luogo” che coinvolge tutte le persone impegnate nelle manovre e anche un “oggetto” determinante nella preparazione.

 

 

In attesa di avere barca 1 in acqua, Jimmy Spithill e Francesco Bruni si erano allenati per settimane e settimane solo con il simulatore. Uno strumento presto rivelatosi determinante soprattutto perché questa volta non c’erano barche su cui allenarsi andando incontro a una classe totalmente nuova e mai vista prima. E pertanto il simulatore per i primi mesi si è rivelato determinante. "Quando questo batteva Burling significava che eravamo sulla giusta strada", ha raccontato di recente in un video Bernasconi, progettista di Team New Zealand. Che si è costruito in casa (come pare abbia fatto Luna Rossa) il simulatore per poter meglio rispondere alle esigenze totalmente nuove: una piattaforma con motori sottostanti e una serie di meccanismi e computer in grado di riprodurre tutte le condizioni di vento possibili.

 

 

Ma ancora oggi che siamo vicini alla Coppa (viste le condizioni della pandemia Covid si dovrebbe uscire dal livello 3 questo fine settimana e quindi iniziare la Coppa il 10 marzo) il simulatore è ancora fondamentale. “Lo usiamo - ha raccontato Pietro Sibello, randista e tattico di Luna Rossa - per provare le prepartenze e per riprodurre anche situazioni tattiche. In modo da farci trovare pronti a quando inizierà questa regata. L’attesa supplementare non ci ha disturbato, abbiamo approfittato per cercare di crescere ancora”. L'attesa sta per finire, la voglia di piazzare il colpo in casa New Zealand è sempre più alta.