
Paolo Rossi, il giorno dell'addio. Ma Pablito è il nostro campione che non morirà mai | Video e foto

E' l'ultima partita terrena di Paolo Rossi. Il bomber. Un match d'addio in un duomo, quello di Vicenza, che a causa del Covid non potrà essere gremito come erano gli stadi dove lui esaltava i suoi tifosi. Ma in quella chiesa, con il cuore ci sarà tutto il Paese. Perché se c'è uno che l'Italia l'ha unita e l'ha fatta godere, è lui: Pablito. Chi era già nato, considera il 1982 uno degli anni calcistici più belli della propria vita. All'improvviso le squadre di club non ebbero più alcuna importanza e tutti ci sentimmo azzurri fino al midollo. Paolo Rossi ci fece ballare la samba meglio dei brasiliani, ci consentì di snobbare la Polonia di Boniek, ci dipinse più alti e robusti dei turisti tedeschi che gremivano le nostre località balneari. Chi se lo scorda quel cameriere che a San Benedetto del Tronto, con il volto dipinto di tricolore, continuava a servire tre patate lesse ai tavoli dove cenavano i teutonici? Erano arrivati dalla Germania, convinti di godersi il sole mentre ci avrebbe purgato Rummenigge. Poveri illusi.
E' vero, Pablito non era solo. C'erano Bruno Conti e Dino Zoff, l'elegantissimo Gaetano Scirea e l'instancabile Lele Oriali, il generoso Ciccio Graziani e il bell'Antonio Cabrini e ancora il duro Gentile, il saltatore Collovati, l'organizzatore Antognoni, l'urlatore Tardelli. E Bergomi, Marini, Causio, Dossena, Altobelli con tutti gli altri, Enzo Bearzot in testa. Ma il simbolo di quei mondiali diventò lui, Paolo Rossi. Un uomo capace di dimostrare che è possibile rialzarsi anche dopo le cadute peggiori e l'Italia ne aveva proprio bisogno: arrivava dagli anni di piombo e delle stragi. Pablito e gli azzurri regalarono al Paese la voglia di svegliarsi, di risorgere, di riprendersi il futuro, di riversarsi nelle strade con i bandieroni tricolori, di cantare l'inno a squarciagola. Viene in mente il rigore sbagliato da Cabrini nella finale con i tedeschi, ancora sullo 0-0. Manco per un secondo l'Italia pensò che quell'errore sarebbe stato fatale: sapeva di avere il bomber. E infatti fu lui ad infilare per primo Schumacher. Che notte quella notte: sabato 11 luglio 1982! La domenica ci svegliammo ancora ubriachi, poi in fila all'edicola per comprare giornali da collezionare, che in molte case riposano ancora nei cassetti dei ricordi. Oggi a Vicenza l'ultima apparizione su questa terra per il nostro eroe numero venti.
Gli 82 gol in serie A firmati dal bomber Paolo Rossi | Video
Ma quelli come Paolo non muoiono mai, vivono per sempre. Ancora di più se oltre ai gol sono in grado di regalare sorrisi gentili, sono dotati di grande umiltà e disponibilità, evitano la polemica anche nei momenti più difficili (calcisticamente). E dimostrano di amare i tifosi e le maglie che hanno indossato. Ieri sera, per esempio, Vicenza ha dimostrato che gli oltre 41 anni dal suo ultimo gol con il Lanerossi, sono passati solo sulla carta: in migliaia in fila alla camera ardente, fiaccolate, striscioni, applausi, fiori. Ma chi aveva dubbi? Basta un giro su uno qualsiasi dei social per capire quanto questo Paese abbia amato, ami e amerà il ragazzo che rifilò la tripletta a Zico, Socrates e Falcao. Ciao Paolo. Buon viaggio. E saluta Gaetano. Te lo chiede anche chi juventino non è stato mai.




























I funerali di Paolo Rossi si terranno oggi, sabato 12 dicembre, alle ore 10.30 nel duomo di Vicenza. Saranno trasmessi in diretta su Rai 2 a cura di Raisport, collegamento dalle ore 10 e Alberto Rimedio, Enrico Varriale e Antonio Di Gennaro.