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Paolo Rossi, il giorno dell'addio. Ma Pablito è il nostro campione che non morirà mai | Video e foto

Giuseppe Silvestri
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E' l'ultima partita terrena di Paolo Rossi. Il bomber. Un match d'addio in un duomo, quello di Vicenza, che a causa del Covid non potrà essere gremito come erano gli stadi dove lui esaltava i suoi tifosi. Ma in quella chiesa, con il cuore ci sarà tutto il Paese. Perché se c'è uno che l'Italia l'ha unita e l'ha fatta godere, è lui: Pablito. Chi era già nato, considera il 1982 uno degli anni calcistici più belli della propria vita. All'improvviso le squadre di club non ebbero più alcuna importanza e tutti ci sentimmo azzurri fino al midollo. Paolo Rossi ci fece ballare la samba meglio dei brasiliani, ci consentì di snobbare la Polonia di Boniek, ci dipinse più alti e robusti dei turisti tedeschi che gremivano le nostre località balneari. Chi se lo scorda quel cameriere che a San Benedetto del Tronto, con il volto dipinto di tricolore, continuava a servire tre patate lesse ai tavoli dove cenavano i teutonici? Erano arrivati dalla Germania, convinti di godersi il sole mentre ci avrebbe purgato Rummenigge. Poveri illusi.

E' vero, Pablito non era solo. C'erano Bruno Conti e Dino Zoff, l'elegantissimo Gaetano Scirea e l'instancabile Lele Oriali, il generoso Ciccio Graziani e il bell'Antonio Cabrini e ancora il duro Gentile, il saltatore Collovati, l'organizzatore Antognoni, l'urlatore Tardelli. E Bergomi, Marini, Causio, DossenaAltobelli con tutti gli altri, Enzo Bearzot in testa. Ma il simbolo di quei mondiali diventò lui, Paolo Rossi. Un uomo capace di dimostrare che è possibile rialzarsi anche dopo le cadute peggiori e l'Italia ne aveva proprio bisogno: arrivava dagli anni di piombo e delle stragi. Pablito e gli azzurri regalarono al Paese la voglia di svegliarsi, di risorgere, di riprendersi il futuro, di riversarsi nelle strade con i bandieroni tricolori, di cantare l'inno a squarciagola. Viene in mente il rigore sbagliato da Cabrini nella finale con i tedeschi, ancora sullo 0-0. Manco per un secondo l'Italia pensò che quell'errore sarebbe stato fatale: sapeva di avere il bomber. E infatti fu lui ad infilare per primo Schumacher. Che notte quella notte: sabato 11 luglio 1982! La domenica ci svegliammo ancora ubriachi, poi in fila all'edicola per comprare giornali da collezionare, che in molte case riposano ancora nei cassetti dei ricordi. Oggi a Vicenza l'ultima apparizione su questa terra per il nostro eroe numero venti.

Ma quelli come Paolo non muoiono mai, vivono per sempre. Ancora di più se oltre ai gol sono in grado di regalare sorrisi gentili, sono dotati di grande umiltà e disponibilità, evitano la polemica anche nei momenti più difficili (calcisticamente). E dimostrano di amare i tifosi e le maglie che hanno indossato. Ieri sera, per esempio, Vicenza ha dimostrato che gli oltre 41 anni dal suo ultimo gol con il Lanerossi, sono passati solo sulla carta: in migliaia in fila alla camera ardente, fiaccolate, striscioni, applausi, fiori. Ma chi aveva dubbi? Basta un giro su uno qualsiasi dei social per capire quanto questo Paese abbia amato, ami e amerà il ragazzo che rifilò la tripletta a Zico, Socrates e Falcao. Ciao Paolo. Buon viaggio. E saluta Gaetano. Te lo chiede anche chi juventino non è stato mai.

I funerali di Paolo Rossi si terranno oggi, sabato 12 dicembre, alle ore 10.30 nel duomo di Vicenza. Saranno trasmessi in diretta su Rai 2 a cura di Raisport, collegamento dalle ore 10 e Alberto Rimedio, Enrico Varriale e Antonio Di Gennaro.