
Gubbio, l'impresa di Iannarilli: "Il gol? Sempre stato il mio sogno"

Il giorno dopo Antony Iannarilli ha ancora negli occhi la gioia e l'emozione per l'impresa messa a segno poche ore prima quando ha segnato il gol dell'1-1 del Gubbio con il Grosseto all'ultimo secondo (GUARDA IL VIDEO). Un'impresa che lo ha catapultato nel ristretto club dei portieri goleador. Due sogni nel cassetto Antony Iannarilli, 25 anni da Alatri, aveva da sempre due sogni nel cassetto. Il primo inizia a cinque anni. "I miei amici correvano tutti dietro al pallone - ricorda - a me però non piaceva correre e così mi sono messo in porta. Ma ero già un po' matto e mi buttavo sull'asfalto per parare. Sono finito nelle giovanili dell'Alatri, poi sono andato alla Lazio dove sono stato dieci anni e ho fatto quattro panchine con la prima squadra: due in campionato contro Udinese e Fiorentina, due in Europe League a Salisburgo e con il Levski Sofia". Ma il piccolo Antony oltre a giocare in porta, aveva un altro desiderio: fare un gol di testa. E la sera della Befana, il sogno è diventato realtà. Dolori lontani "E' vero - rivela il portierone rossoblù - ne parlavo proprio con te appena arrivato a Gubbio, me lo sentivo che un giorno ce l'avrei fatta a segnare". Sorride, è al settimo cielo. Sembrano lontani anni luce i giorni del dolore, dopo il terribile infortunio (24 febbraio 2013) allo stadio Porta Elisa di Lucca quando, a difesa della porta della Salernitana, in uscita bassa si scontrò con l'attaccante del Borgo a Buggiano, Candiano, che lo colpì alla milza spappolandogliela. Tra poco più di 15 giorni tornerà in quello stadio, ma ormai ha già scritto pagine importanti e inossidabili del suo destino. Il suo talismano Dolcissimo l'abbraccio, dopo il gol, con la sorellina Alessandra "che merita tutte le gioie del mondo ed è anche il mio portafortuna. Quando c'è lei allo stadio non ho mai perso una partita". Negli occhi lo sguardo d'assenso del mister per correre verso l'area di rigore avversaria, nel cuore l'amore per Alessandra che gli ha dato la forza di staccare altissimo sul pallone di Loviso. "Lo sapevo che Massimo avrebbe calciato verso il primo palo - dice Ianna - la palla è arrivata col contagiri e un po' con la testa e un po' con la spalla l'ho messa dentro". Poi un vortice di sensazioni: "Con il fuoco nelle gambe sono corso ad abbracciare mia sorella, mio papà Antonello, mamma Anna Rita e tutti i tifosi". Il terzo desiderio Dopo la grande gioia il ritorno in hotel e la fatica per metabolizzare l'adrenalina e addormentarsi. Il risveglio, mercoledì mattina, e subito allo stadio per allenarsi. Fuori lo spogliatoio Casiraghi lo saluta con affetto: "Ciao bomber". E così tutti gli altri compagni che insieme a mister Acori e alla società sono ormai un corpo unico, solido, inossidabile. L'abbraccio con Loviso è emblematico e le parole del centrocampista scolpiscono il marmo: "Tutti insieme possiamo andare lontano, tutti insieme". "Adesso - conclude SuperAntony - manca solo il terzo desiderio: con la Salernitana ho vinto due campionati, e se è vero che non c'è due senza tre...!