
Non è l'arena, il giornalista ucraino alla corrispondente russa: "La Croce Rossa porti via i corpi dei vostri soldati uccisi. Non vi vogliamo né vivi né morti"

Se ne sono dette di tutti i colori, con scambi di accuse e urla. Da una parte il giornalista ucraino Vladislav Maistrouk e dall'altra la cronista russa Vera Shcherbakova, corrispondete dall'Italia dell'Agenzia russa Tass. Un dibattito zuffa andato in onda su La7, durante l'accesa puntata di Non è l'Arena di domenica 27 febbraio, dedicata all'invasione dell'Ucraina. Maistrouk era collegato da Kiev, sotto assedio, Shcherbakova ospite in studio, davanti a una decina di cittadini ucraini che vivono nel nostro Paese. Lei ha cercato di difendere le scelte di Vladimir Putin, di ricostruire cosa è accaduto in passato e quali responsabilità abbia l'Ucraina. Vladislav Maistrouk non le ha dato tregua: le ha più volte detto che deve vergognarsi. "Voi - ha urlato - siete nei salotti televisivi a Roma. Ma lei andrà a parlare con le madri dei migliaia di giovani morti?".













Parole durissime, spesso sottolineate dagli applausi del pubblico in studio. I media russi vengono considerati non in condizione di fare libera informazione, ma costretti alla propaganda. A partire proprio dall'Agenzia Tass, concetto che Shcherbakova ha cercato di contestare. Duro il confronto anche con Luca Telese. Lui ha chiesto se è nella posizione di conoscere le condizioni dei manifestanti per la pace che sono stati arrestati in Russia. "Sono vivi o sono morti?", ha domandato Telese. Lei ha risposto con ostentata sicurezza: "Vengono arrestati, ma poi rilasciati". Telese l'ha incalzata: "Come fa a dirlo? Ci dica i loro nomi e cognomi e dove sono ora". Ovviamente nessuna risposta. Clicca qui per vedere il confronto tra Vladislav Maistrouk e Vera Shcherbakova.
Il mondo dello sport manda ko Vladimir Putin. Una sconfitta dietro l'altra
Maistrouk è stato glaciale quando ha dichiarato che i russi non sanno cosa sta accadendo in Ucraina. Che i giovani militari spediti da Vladimir Putin in Ucraina che sono stati uccisi sono migliaia, così come quelli fatti prigionieri. "Il nostro governo si è rivolto alla Croce Rossa Internazionale per chiedere aiuto per riportare le salme dei soldati russi uccisi in patria. Noi non li vogliamo né vivi né morti"
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