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Roberto Saviano, a Sanremo il ricordo di Falcone, Borsellino e di Rita Atria

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Lunga ovazione del pubblico dell’Ariston in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a trenta anni dalle due stragi mafiose del 1992. Per diversi minuti tutti in piedi ad applaudire, mentre Amadeus ricorda le figure dei due magistrati e poi annuncia Roberto Saviano, per un lungo intervento sul tema.

 

 

"Sono passati 30 anni. Stasera siamo qui a ricordare, non è un atto passivo - dice lo scrittore di Gomorra - Significa mettere nel cuore, che per gli antichi era la sede della memoria. Molti di non ancora non c'erano quando vennero uccisi, ma la loro storia è parte della nostra memoria collettiva. Per tutti noi sono simboli di coraggio, che è sempre una scelta. Il non scegliere non significa rimanere neutrali, finisce per rendere complice chi vi si rifiuta. La loro storia è di chi sceglie sapendo di rischiare". Saviano ricorda che ogni volta che le organizzazioni criminali uccidevano, "pochi giorni dopo non se ne parlava più. Questo era sempre successo prima delle stragi di Capaci e via d'Amelio. Oggi Falcone e Borsellino sono eroi, ma allora non erano così. La scorta, i giubbotti antiproiettile non erano visti per ciò che erano, bensì qualcosa di troppo. Di Falcone si arrivò a dire che la borsa con i candelotti la mise da solo per inscenare un attentato. Non c'erano i social, ma gli haters sì. Il continuo fango li aveva resi fragili obiettivi, ma la loro azione aveva portato tante persone a capire di poter scegliere". 

 

 

Saviano ha quindi ricordato Rita Atria. "Era la figlia di un piccolo boss di Partanna, aveva perso anche il fratello che voleva uccidere gli assassini del padre. Lei invece aveva denunciato ciò che sapeva della Mafia, pur mettendonsi contro la famiglia e chi la conosceva. Era diventata la più giovane testimone di giustizia d'Italia. Per Rita, Borsellino era una guida. Per la prima volta aveva capito che era libera di amare, di curare il proprio corpo, di fare una passeggiata da sola. Voleva crearsi il suo futuro, ma poi arrivò la strage di via d'Amelio e sette giorni dopo si uccise. Borsellino era come un padre per lei. Era stata una ragazza piena di energia. Portò alla condanna di molti mafiosi. Aveva soli 17 anni". "Il coraggio dei testimoni di giustizia, innocenti, è il coraggio di chi sa di mettere in difficoltà la propria vita e quella dei propri familiari - prosegue Saviano - Ma se non scegliamo rinunciamo alla nostra libertà. E' questo che si fa quando la politica non si occupa degli affari criminali. Il silenzio favorisce le mafie. Il seme che Falcone e Borsellino hanno messo in noi può germogliare e fiorire". Infine, Saviano ha letto alcune righe di un tema sulla morte di Falcone fatto proprio da Rita poche settimane dopo la strage di Capaci.