
Un giorno in Pretura, stanotte su Rai3 il processo per l'uccisione del bracciante agricolo Soumaila Sacko

Stanotte in tv, sabato 13 novembre 2021, consueto appuntamento dopo la mezzanotte con Un giorno in Pretura, storico programma di Rai3, uno dei più longevi essendo in onda dal 1988. Alla conduzione Roberta Petrelluzzi, autrice tv classe 1944, che si occupa del programma sin dalle prime edizioni. La puntata di oggi è intitolata Schiavi mai e racconta la storia di Sacko, un giovane extracomunitario, venuto in Italia alla ricerca di un futuro migliore, ucciso da un agricoltore. Sacko era bracciante e sindacalista molto impegnato. Viveva nella Piana di Gioia Tauro nella baraccopoli di San Ferdinando.
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Chi era Soumaila Sacko? Era un giovane uomo, un padre, un migrante e un bracciante, costretto a lasciare l’Africa, il Mali, a causa degli effetti del cambiamento climatico. È finito a fare il mestiere che la sua terra non gli permetteva più di fare in Calabria, un territorio da cui proviene circa un quarto della produzione nazionale di agrumi. Figlio di sindacalista, sindacalista a sua volta, Sacko si è battuto per i diritti degli “invisibili”: centinaia di migliaia di lavoratori agricoli, soprattutto stranieri, sfruttati non solo nella Piana di Gioia Tauro, ma nei campi di mezza Italia. Vittime di imprenditori senza scrupoli, ingranaggi di una filiera alimentare che si regge sul sistema del caporalato, pedine di una scacchiera dove la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra giocano un ruolo di rilievo.
Un giovane extracomunitario, venuto in Italia alla ricerca di un futuro migliore, viene ucciso da un agricoltore. Sacko era bracciante e sindacalista molto impegnato. Viveva nella Piana di Gioia Tauro nella baraccopoli di San Ferdinando.#UnGiornoinPretura stasera su @RaiTre. pic.twitter.com/E4eZ4Vxlf7
— Un Giorno in Pretura (@ginpretura) November 13, 2021
Il delitto. Il 2 giugno 2018 Sacko viene ucciso da un colpo di fucile mentre si trova nell’ex fornace “Tranquilla” di San Calogero, una fabbrica abbandonata in provincia di Vibo Valentia. A sparargli, secondo quanto stabilito finora in primo grado, sarebbe Antonio Pontoriero, un agricoltore di 45 anni che, stando ai verbali, di quell’area si sente padrone. La giustizia per ora, l’11 novembre 2020, lo ha condannato in primo grado a 22 anni per omicidio volontario, salvo poi andare agli arresti domiciliari dopo pochi giorni.
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